MilanoPost 25 aprile antisionista

25 aprile della globalizzazione

Attualità RomaPost

Il 25 aprile del 2024 ha perso di vista l’iniziale motivazione di celebrazione. Anche questo è il senso del depauperamento del contenuto europeo che interessa a ben pochi. In uno sforzo celebrativo l’informazione istituzionale ha cercato luoghi e persone dei cinquemila fucilati per rappresaglia da parte dell’occupante tedesco. È il motivo più unificante dove la comunità nazionale dovrebbe stringersi a sé nel ruolo di vittima sacrificale. Sugli schermi e per audio si presentano volti e voci di anzianissimi, che peraltro all’epoca erano bambini o in fasce e ricordano quello che poi è stato raccontato loro. In questa memoria collettiva è pacifica l’illiceità delle rappresaglie.

Niente di più falso come attestano la Convenzione dell’Aja del 1907, il Tribunale di Norimberga, il British Manual of MilitaryLawp. 454, le americane Rules of Land Warfare del ‘40p. 358, le istruzioni francesi di servizio del ‘36all.I, art.29 e art. 32 che regolavano per parte comune ed alleata il diritto alla rappresaglia quando la popolazione fosse ostile agli occupanti prevedendo l’esecuzione sommaria degli ostaggi.

La Convenzione dell’Aja art. 42 dice La popolazione ha l’obbligo di continuare nelle sue attività abituali astenendosi da qualsiasi attività dannosa nei confronti delle truppe e delle operazioni militari. La potenza occupante può pretendere che venga data esecuzione a queste disposizioni al fine di garantire la sicurezza delle truppe occupanti e al fine di mantenere ordine e sicurezza. Solo al fine di conseguire tale scopo la potenza occupante ha la facoltà, come ultima ratio, di procedere alla cattura e alla esecuzione degli ostaggi.

Il Tribunale di Norimberga afferma, Il criterio discrezionale nella scelta può essere disapprovato ma non può essere considerato contrario alle norme del diritto internazionale. Deve tuttavia esserci una connessione fra la popolazione nel cui ambito vengono scelti gli ostaggi e il reato commesso (luogo dell’attentato o appartenenza ai clandestini terroristi).Si tratta di norme che appaiono spaventose e che pure sono uno sforzo di civiltà giuridica che cerca di contenere gli effetti dell’orrore della guerra. Se si pone l’argomento oggi, si viene zittiti con l’utopico rifiuto della guerra, tout court, che resta valido ancora in Europa solo per il suo sostanziale ritiro dal conflitto dei powers cui è subalterna. Il risultato è lo scivolamento delle guerre su uno caduta di barbarie senza limiti in cui ciascuno impone sanzioni e tribunali al nemico autoassolvendosi contemporaneamente. La condanna morale palingenetica del nemico sconfitto dell’ultimo conflitto mondiale, sempre presente nella memoria collettiva, ha poi permesso moralmente e politicamente di poter adottare qualunque misura nei suoi confronti.

Delle Fosse Ardeatine non si racconta mai l’epilogo giudiziario del ’44 che vide la fucilazione del questore di Roma Caruso e il successivo orribile linciaggio del direttore delle carceri Carretta, affogato ed infine, cadavere, crocifisso al portone. Giuridicamente a Kappler non venne contestata la rappresaglia ma solo l’eccessivo numero delle vittime, 345, a fronte della legittimità di 330. In realtà poiché morirono altri soldati tedeschi, i giustiziati potevano essere di più. I tedeschi compilarono la lista dei condannati, completata per 56 nomi dal questore Caruso che non poteva esimersi e pagò con la vita. Poi la responsabilità venne imputata anche a Carretta che morì orribilmente, senza motivo come ha raccontato Kezich sul Corriere.

Neanche si racconta delle rappresaglie dei vincitori. Così a Bengasi Montgomery fece uccidere dieci italiani per inglese. Nel ’45gli americani fucilarono per rappresaglia 110 tedeschi per la morte di un loro generale in combattimento, ad Harz le esecuzioni erano di 200 a uno, a Marcktdorf di 30 per militare morto, a Coburg furono di 28 fucilati per la cui esecuzione l’accusato venne assolto. A Tuttlingen e a Stoccarda quelle francesi erano di 50 e 25 ostaggi ed ad Annecy nel ’44 fu di 80 prigionieri uccisi a fronte di un americano o francese caduto. A Berlino l’Armata Rossa fucilava 50 ostaggi (o meglio ex membri del partito nazista) per militare russo ucciso, a Neumark, 120 uccisi a fronte di un maggiore russo, stupratore ucciso dal marito. Nel processo contro Kesselring nel ‘47 i magistrati militari britannici stabilirono la liceità della rappresaglia anche su innocenti (Veale, Advance to barbarism, The Mitre Press ‘68).Tutto questo è perso nel tempo come anche i DL  96 del ‘44 e 194 del ‘45 che amnistiarono gli atti compiuti dai partigiani, giuridicamente illeciti per la giustizia italiana. Lo Stato italiano era già un fantasma dal ’43, il cui legittimo scampolo meridionale ignorò ogni vicenda di guerra civile e resistenziale. All’epoca non si trattava di disquisire giuridicamente ma solo di assestare il proseguo della comunità nazionale nel tempo postbellico.

Oggi il 25 aprile si è coniugato su una fantomatica resistenza dei palestinesi contro gli ebrei, accusati delle atrocità del male assoluto del nemico sconfitto 80 anni fa. A loro volta gli ebrei, memori del loro antifascismo hanno manifestato dando del nazista ai cortei filopalestinesi. Proprio come fanno russi e ucraini dandosi del nazista a vicenda. E’ un 25 aprile poco italiano e molto internazionale; per così dire un 25 aprile della globalizzazione. Tutti i partiti, fermi sulla tradizione storica della fondazione della Repubblica, hanno celebrato la giornata e tutti ribadito di seguire l’esempio americano, usbergo delle libertà. Gli estremisti dei cortei, poca cosa numerica nella massa della popolazione, ne svelano il subconscio, profondamente antiamericano, anticapitalista, antioccidentale ed antidemocratico. Le soluzioni spicce di omicidio dei nemici politici attuate dai partigiani sono ai loro occhi, magari distorti, un esempio da seguire.

La folla di manifestanti per la Resistenza della Palestina è la stessa scatenata per decenni contro Berlusconi e che non riesce appieno ad avere la stessa reazione umorale contro i postfascisti al potere. Troppo poco si è lavorato per infangare quest’ultimi e l’accusa che abbiano ucciso prima di nascere Matteotti è un po’ troppo last minute, o late minute. Gli antifascisti si liquefanno nell’antifa globalizzante, i cui inventori neanche conoscono il significato originario dell’abbreviazione. I concetti espressi sono tremendamente gli stessi, il 7 ottobre ha insegnato il significato di resistenza, è stata evasione dal carcere di Gaza, Vergogna per il genocidio in diretta streaming, Israele non deve esistere. I nostri studenti si associano alle le associazioni delle università Usa, da $70mila l’anno, di Harvard, Columbia e Berkeley, nel sostenere che il regime israeliano è l’unico responsabile per la violenza e la morte dei civili in Medio Oriente.

Il 25 aprile si è inserito così nell’elenco di miriadi di manifestazioni di associazioni cattoliche, movimenti, enti autodefinitisi etici, i gemelli Arci e Legambiente, sindacati e dintorni, per protestare contro l’Europa, come fosse l’Unione, e non Israele, ad avere invaso Gaza; ancora a Roma, piazza Vittorio, in 1.500 persone in marcia contro il premier israeliano Netanyahu disumano, il premio di Hannoune di Hamas in Italia per il cantante Ghali che a Sanremo accusa di genocidio Israele, il sit in di 150a Bari sotto la Rai complice di genocidio, urla degli studenti medi pisani e fiorentini filopalestinesi furenti per il mancato diritto di picchiare in cortei non autorizzati, ovviamente.

Anche il giorno dedicato alla donna, era stato tutto un corteo con quasi solo bandiere palestinesi. Fuori Italia, è lo stesso spettacolo; le star dei film Barbie e La zona di interesse, sono contestate durante gli Oscar di Hollywood al Dolby Theatre ma plaudono a fischi e manifesti con inversione a 360 gradi di antisemitismo. In Uk solo un manifestante viene prontamente arrestato, l’unico con un cartello contro Hamas. Si sostiene, contro la realtà, la montante censura dell’establishment europeo contro ogni parola a favore dei palestinesi e si stigmatizza l’accostamento, fatto dall’ex speaker della Camera Usa Pelosi, tra manifestanti e cospirazioni filorusse. Niente, nemmeno drammi naturali, o morti di traffico, o infortuni sul lavoro, stupri o altro scatena tanta partecipazione umorale, come riesce a fare la causa palestinese, o meglio quella antisraeliana. Senza neanche il bisogno di conoscere quei territori e la loro storia su cui berciano, senza dover amare gli arabi immigrati incontrati in strade isolate, senza il bisogno di notare l’assenza dei sindacati sui temi delle retribuzioni e della riduzione deli occupati, o delle associazioni dai luoghi del degrado e delle piazze di spaccio o dei pacifisti all’ascolto contenti delle canzoni inneggianti alle gang violente. C’è un modo di raccontare le gesta degli estremisti islamici che ricorda quello adottato a lungo nei confronti delle Br, come se gli uni e le altre fossero (e fossero state) delle primule rosse o dei Robin Hood e non dei feroci criminali le cui imprese si fondano sul rapimento ed il terrore sui civili. Subito si alzano memori e nostalgici i professori in nome della morte del partito armato di Negri e della Balzarani.

E’ un 25 aprile psicanaliticamente carsico in cui mille illusioni, faziosità, velleità violente di tante generazioni passate sopravvivono senza confini ben delineati, ma solo con ombre e suggestioni che in qualche modo si concretizzano con la prima cosa disponibile. Non è del tutto male. Il delirio della resistenza della Palestina mette da parte e cancella l’ipocrita leggenda della Resistenza. Anche perché, ad ultimo paradosso, la Palestina del Muftì fu pure storicamente prima fascista poi nazista.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Moderazione dei commenti attiva. Il tuo commento non apparirà immediatamente.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.