MilanoPost Carnevale a Pieve Ligure

Pieve Ligure, il paesino rifugio dei milanesi che insegna cos’è la tradizione. Grazie al New York Times.

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Decine di bambini , dalle elementari alle medie,   e alla guida i loro insegnanti.  Poi tutti  al lavoro durante l’inverno  con colla, martelli, fil di ferro, cartapesta:  con pescatori,  agricoltori, artigiani, ingegneri, medici, pensionati. Tutti preparano in box,  cantine, retrobottega e magazzini i carri fioriti all’insegna della mimosa … Perché il fiore effimero della mimosa (come cantava Montale) è l’emblema di questo piccolo  borgo in cima a una collina, tra Nervi e Santa Margherita, regno delle seconde case  dei milanesi e con il più  alto reddito pro capite di residenti in Liguria. MilanoPost Carnevale di Pieve Ligure 2Eppure, e sembra una fiaba, nessun radical chic o ZTL  o punkabbestia  nel paesino, e nessuna movida nei bar ancora gestiti da ottocentesche società operaie di mutuo soccorso.

Ma tanti, tantissimi bambini che danno un senso all’essere “comunità” e che giocano davanti alla chiesa di san Michele, sempre affollatissima alla domenica.

Nelle creuze, a volte le donne si radunano per recitare il rosario.  Alla seconda domenica di febbraio, dal 1957,  ecco si svolge una paesana sagra con una  sfilata di  carri fioriti  trainata da trattori all’insegna della mimosa (vedi il video). Una sagra che domenica scorsa con i suoi quattro carri ha stregato i residenti di Genova, Santa Margherita, Camogli che hanno sfidato freddo e nuvole per gustare  una sagra che promette per i prossimi anni di diventare un punto di riferimento per il territorio e per il turismo intelligente.

Carnevale Pieve Ligure 2024-02-12E’ la sagra dell’Identità e della Tradizione. Immaginiamo residenti e negozianti  di Corso Como e corso Ticinese (insieme agli insegnanti e agli studenti delle  scuole locali e ai Ferragnez ) riuniti nei sottoscala del quartieri  per tutto l’inverno, a programmare, studiare e realizzare carri fioriti a tema:  attualità,  personaggi della tv e del cinema. Per poi sfilare a bordo di trattori per il Quadrilatero della Moda.  Impensabile. Succede  invece a Pieve Ligure, a dieci chilometri da Genova. La sindaco Paola Negro, due lauree e tre figli, guida la sagra della identità post contadina che non ha perso i propri valori e riferimenti nel mondo contemporaneo, elettrico, green, sostenibile. Una sagra inventata da alcuni agricoltori negli anni del boom economico per raccogliere fondi per la parrocchia, vendendo mazzi di mimose, un rito caparbiamente sopravvissuto ai festival di Sanremo. Da non perdere la  benedizione degli animali domestici  che il parroco esegue diligentemente per cani e gatti, sostituti di cavalli, asini e buoi.

Ma perché tutto avviene la seconda domenica di febbraio? Perché  in questa data cessano temporali e freddo e si intravede l’inizio della primavera: arguzia e sapienza degli avi liguri che qui si trasmette  da generazioni.  Certo, Pieve Ligure è da considerarsi ormai un piccolo quartiere  al confine della grande Genova, ma i milanesi  delle seconde case che qui abitano dicono: hai voglia  pensare alla tradizione a Milano due o alla Barona. Scomparse sagre di quartiere, processioni, mercatini. Basta guardare la fine che ha fatto il tradizionale mercato di viale Papiniano, trasformato in suk. Un futuro sindaco milanese dovrebbe fare un giro a Pieve e curiosare in certi box tra colla e fil di ferro e trattori. La tradizione delle sagre popolari non deve essere dimenticata. Della sagra se ne è accorto recentemente il New York Times che ha inserito il paesino ligure nei borghi assolutamente da visitare nel grand tour post moderno  alla ricerca della bellezza..

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