È emergenza nelle Comunità per Minori a Milano: le risorse risultano anche quest’anno inadeguate e il numero di educatori non è sufficiente per soddisfare i bisogni delle strutture.
La recente deliberazione di Giunta Comunale n. 745 del 25 maggio 2023 ha introdotto modifiche al sistema delle rette per le Unità di Offerta residenziale per minori. Queste hanno ridotto le tariffe per le strutture situate all’interno e fuori dal territorio del Comune di Milano, affermando che le spese immobiliari minori rispetto agli anni scorsi e di gestione giustificano una riduzione del 7% nelle rette.
Tuttavia, secondo quanto emerso dal malcontento delle comunità, queste tariffe si stanno rivelando insufficienti per coprire adeguatamente i costi operativi delle strutture, lasciando gli operatori economici in una situazione finanziaria precaria.
Emergenza fondi ed educatori
Sebbene il Comune richieda standard di qualità non diversi da quelli del CGM e di altri Comuni, le comunità ricevono fondi minori rispetto ad altri enti. Paolo Cattaneo, presidente del Cnca Lombardia, ha denunciato la situazione critica evidenziando che le rette imposte dal Comune di Milano sono inferiori del 20% rispetto ad altri enti locali della regione, rendendo impossibile coprire i costi di gestione delle strutture.
L’ennesima riduzione delle rette per le comunità di Milano, con una perdita annua stimata intorno agli 800.000 euro, ha portato a una contrazione dei fondi disponibili per la gestione quotidiana delle strutture. Questo ha creato un serio problema per gli operatori economici che, non riuscendo a coprire i costi operativi, si trovano ad affrontare difficoltà nel garantire la qualità dell’assistenza fornita ai minori ospitati.
In particolare, le tariffe ridotte stanno avendo un impatto negativo sulle strutture che accolgono minori con esigenze speciali o situazioni familiari complesse. Queste, pur svolgendo un ruolo fondamentale nell’assistenza a questi giovani, sono costrette a operare con risorse limitate a causa delle rette insufficienti, mettendo a rischio la continuità e la qualità dei servizi offerti.
Secondo quanto riportato dagli operatori del settore, la riduzione delle rette ha determinato una serie di conseguenze negative:
- la riduzione del personale, la voce di spesa più elevata per una comunità. Ricordiamo che deve sempre essere presente un educatore ogni cinque minori delle strutture, ventiquattro ore al giorno. Il contratto di un educatore a tempo pieno è di 38 ore settimanali, e occorrono numerosi stipendi per garantire la presenza richiesta, comprese 13ma, 14ma, ferie, ecc.
- una quantità minore dei servizi offerti
- il mancato adeguamento delle strutture
- la difficoltà nel garantire condizioni di vita adeguate ai minori ospitati.
Questa situazione sta mettendo a repentaglio il benessere e lo sviluppo dei giovani, compromettendo il mandato principale delle comunità per minori. Se, da una parte, i fondi diminuiscono, dall’altra, il carovita cresce: gli affitti delle strutture sono sempre più onerosi, così come le spese legate alle utenze e al sostentamento.
Un’emergenza che si protrae da anni
La carenza di fondi destinati alle comunità non è una novità. Il Comitato Nazionale per l’Accreditamento delle Comunità (Cnca) della Lombardia già due anno fa aveva segnalato che, a causa del ribasso delle rette comunali, pari rispettivamente a 5 e 10 euro al giorno per le strutture destinate ai care leavers e ai nuclei mamma-bambino, ben venti organizzazioni avessero rinunciato all’accreditamento, causando una diminuzione di 590 posti disponibili.
Meno fondi, meno educatori
Le tariffe proposte dal Comune di Milano rischiano di compromettere il mantenimento degli standard di qualità nelle comunità per minori e comunità mamma-bambino. Sebbene il Comune richieda standard non diversi da quelli di altri enti, le tariffe attuali non sono adeguate a garantire la qualità richiesta. Questo si nota soprattutto nella carenza di personale che si registra all’interno di numerose comunità del territorio milanese e, in generale, lombardo.
Trovare educatori con titolo adeguato è attualmente impossibile. La professione di educatore è poco attraente rispetto ad altre, come quella di psicologo o assistente sociale, a causa di retribuzioni e condizioni di lavoro poco vantaggiose. La formazione accademica degli educatori è stata trasferita principalmente all’interno dell’università, ma è spesso carente nella preparazione pratica necessaria per affrontare le sfide quotidiane del lavoro.
I lavoratori si rifiutano di seguire i minori all’interno delle comunità a fronte di compensi ai minimi storici. I giovani e le madri che necessitano di supporto sono sempre di più, in gran parte straniere. Eppure, manca chi dovrebbe garantire loro un futuro migliore, a causa di un ammanco nei fondi che il Comune dovrebbe prevedere per loro.
Al fine di affrontare la carenza di educatori e migliorare le condizioni di lavoro, è stata avanzata la proposta di aumentare a sei il numero di minori per ogni educatore anziché l’attuale cinque. Tuttavia, appare un’iniziativa non adeguata alla situazione delle comunità, che può mettere a rischio la sicurezza dei minori e la qualità del servizio offerto. Non servono meno educatori, ma più fondi per le strutture.
In alcune strutture, pur di garantire un personale più completo, sono stati assunti lavoratori senza alcuna preparazione o titolo di studio, ma solo con un’attitudine all’accoglienza. Nonostante queste iniziative siano evidentemente poco funzionali, attualmente non sono previste misure o proposte concrete per affrontare la carenza di educatori e migliorare le condizioni di lavoro nel settore.
La situazione in altri comuni lombardi
Le condizioni economiche delle comunità nel territorio lombardo sono il culmine dell’emergenza. Tuttavia, non possiamo tirare un sospiro di sollievo di fronte ad alcune testimonianze di comunità nel bresciano e in altre province. Sebbene le strutture non dipendano dalla proposta di convenzione del Comune di Milano, i problemi economici e legati alle risorse umane rimangono cruciali.
Il Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (Cnca) Lombardia ha recentemente sollevato l’allarme riguardo al rischio imminente di collasso delle comunità per i cosiddetti Care Leavers e dei nuclei Mamma-Bambino nella regione.
Conclusioni
Gli investimenti adeguati nel settore della cura e dell’accoglienza sono fondamentali per garantire servizi di qualità e condizioni lavorative adeguate per gli operatori. Gli stipendi sono ai minimi storici, le rette previste dai Comuni sono sempre più contenute e insufficienti.
Di fronte a questa emergenza, gli operatori del settore stanno sollevando la questione e chiedendo un urgente intervento da parte delle autorità competenti per rivedere il sistema delle rette e garantire finanziamenti adeguati alle strutture che forniscono assistenza ai minori vulnerabili. Si spera che questa protesta contribuisca a sensibilizzare l’opinione pubblica e ad accelerare l’azione delle istituzioni per affrontare questa critica situazione nel settore dell’assistenza ai minori a Milano e in Lombardia.
L’augurio di tutti è che, sebbene non sia possibile modificare il bando per l’accreditamento, si possa valutare la possibilità di studiare correttivi che possano mitigare gli effetti negativi delle riduzioni tariffarie sulle comunità di accoglienza.