È sorprendente vedere la vincente dello scudetto e della Coppa Italia giocare nella saudita Ryadh per contendersi la Supercoppa. Dovremmo averci fatto l’abitudine; si è giocato in Arabia già nel 2019 e 2022 (vinte da Lazio su Juve ed Inter su Milan) agli stadi di Re Sa’ud e di Re Fahd. Ultime disputate in patria, a Reggio Emilia e Milano, quelle del 2020-21, causa epidemia. Quest’anno l’influenza araba ha ottenuto anche il cambio a 4 partecipanti invece di una secca partita a due. Sono così rientrate la seconda del campionato e la sconfitta di Coppa Italia. Gli arabi non hanno avuto però lo sperato arrivo di Juve e Milan, così le presenze sugli spalti per Napoli e Fiorentina nello stadio dorato (a seconda della luce solare, pure marrone) di Re Sa’ud, casa dell’Al-Nassr, squadra di Cr7. altrettanto noto come stadio del Parco di Al-Awwal, mese di nascita e di morte del profeta, in settembre, secondo il calendario islamico, sono state esigue, circa diecimila spettatori.
L’Italia ha seguito l’esempio spagnolo che dal 2020 ha spostato la sua supercopa, tra campeon di Spagna e Coppa del Re, nel deserto saudita, nella Sports City di Re Abdullah a Jeddah; nel 2022 e 2023 a Riad allo stadio del Re Fahd e quest’anno, sempre nella capitale, allo stadio dell’Università Re Sa’ud. La formula a 4 è rimasta anche quando l’epidemia costrinse a giocare in casa, a Siviglia. Il gioco valeva la candela. Gli arabi avevano messo dal 2019 un quadriennale da € 40 milioni l’anno, di cui 8 garantiti a blancos e Barca. Non mancarono le proteste. I baschi, ad esempio, difesero i diritti delle tifoserie messe fuori gioco dalla lontana trasferta. Prima ancora delle dimissioni per il bacio alla calciatrice Hermoso, il canarino Rubiales, all’epoca presidente della Federazione spagnola, si difese dalle accuse di appropriazioni a favore della società del famoso giocatore Piquet. Ora qualunque questione toccherà al successore Junco.
La riorganizzazione completa della coppa italiana è stata decisa a valle del primo accordo del 2018 tra Arabia e Lega Serie A in quattro finali, cadauna pagata 8 milioni. Nel proseguo a tre partite, anziché una, gli arabi offrono € 138 milioni per sei anni. Praticamente € 23 milioni netti l’anno nelle casse della Lega, l’equivalente di quanto sborsò al Napoli campione (€ 23,4 milioni, ma al Milan, l’ultimo scudetto ne portò € 27) oppure quanto deve dare alla squadra retrocessa dopo almeno 4 stagioni di A (€ 25 milioni). Netti perché Riad si fa carico della spesa di viaggio e alloggio di squadre e staff. L’accordo finale con l’Arabia promette, ai 4 club partecipanti del 2024, € 16,2 milioni divisi tra 8 per la vincitrice, 5 per la seconda, 1,6 ciascuno per le ultime due. Dopo due anni in altri stadi, torneranno dai sauditi le supercoppe 2027 e 2028. Così il calcio italiano si deforma a richiesta, in barba ai tempi di campionato, coppe e nazionali propria e terze sull’onda dei petrodollari. Forse nel 2025 ci sarà, dopo la supercoppa, una sfida tra vincitrice ed una squadra araba, dipende dai soldi sul piatto.
Spagnoli e italiani giocano d’inverno secondo i dettami sauditi. Anche i turchi sono scesi nel dicembre scorso a Riyad; poi la proibizione saudita dell’esecuzione dell’inno turco e dei ritratti di Atatürk e la perquisizione dei giocatori, prima della partita, hanno provocato l’abbandono delle squadre di Galatasaray e Fenerbahce, accolti con entusiasmo in patria. Anche i francesi vanno fuori casa. Il Trophée des Champions (supercoppa francese), ex Challenge des Champions, sfida le vincitrici di campionato e della Coppa di Francia sia in patria che all’estero, pur non essendosi tenuto mai tra i sauditi. Nell’86 si tenne nell’oltremare caraibico francese della Guadalupa. Tra il 2009 ed il 2022 è stato organizzato 13 volte nel mondo per propagandare il calcio transalpino, tre volte in Nordafrica, tre volte in Cina, due volte in Canada, due volte in Israele, una volta rispettivamente negli Usa, nel Gabon ed in Austria. Tedeschi ed inglesi invece restano a casa. La Dfl Supercup (supercoppa tedesca), sfida dal 1987 tra la vincitrice della Bundesliga e quella della Coppa di Germania, cambia sede alla finale nelle diverse città. L’ex Charity Shield, ora FA Community Shield (supercoppa inglese) è rimasta saldamente a Wembley, Londra.
L’idea della Supercoppa, a imitazione della Charity Shield inglese, venne al giornalista D’Orsi che la proposenell’88, all’allora presidente della Sampdoria, Mantovani. L’idea fu poi approvata dal presidente della Lega Nizzola quando lo scalpitante Berlusconi voleva conquistare nuove coppe. A giugno ’89 la prima supercoppa venne vinta dal Milan sulla Sampdoria per 3 a 1. Ora che si gioca lontano, in un paese antipatico e soprattutto non ad inizio stagione, la supercoppa è uscita dall’attenzione nostrana. Anche Infantino, presidente FIFA appena rieletto fino al 2027, disapprova le nuove competizioni destinate sempre alle solite squadre vip e non a caso combatte il modello Superlega, uscita vincente dall’ultima sentenza della Corte di giustizia europea. Il presidente è stato un grande sostenitore dei mondiali del Qatar, dove ha la residenza; ed è amico degli esponenti reali sauditi; eppure, è contrario allo sviluppo del gaming e delle scommesse negli sport che puntano alla reiterazione degli scontri tra campioni. Commentando negativamente la supercoppa italiana, Infantino ha ripetuto che i team minori dovrebbero scendere in campo più spesso. Infatti, il nuovo mondiale dei club a 32 in Arabia, pensato dalla Fifa per il 2025, farà giocare i vincitori dei campionati federali, la cui migliore sfiderà alla fine la squadra rappresentante dell’Uefa.
Il calcio europeo è stretto tra la pressione araba che ne dissangua i campioni e la Premier League, unica con notevoli incassi da diritti tv e stadi. I ricavi UK sono di tre tipi, un canone identico per tutti (Equal Share di £ 31,8 milioni), i Facility Fees di diritti TV ed i Merit Payment per la classifica. Vanno aggiunti il Central Commercial uguale per tutti (£ 6,8 milioni), Merit Payment International e l’Equal Share (£ 48,8 milioni). Nel campionato 2022 Manchester City, Liverpool Chelsea e Tottenham hanno ricevuto £ 153 milioni, 151, 145 e 146. Per le retrocesse, Burnley, Watford e Norwich, 104,7 milioni, 102,6 e 100,5. I Canaries, all’ultimo posto, 100 (€ 115) di cui 44,5 milioni solo nazionali. In Italia il primo e l’ultimo della A hanno preso un quinto ed un decimo (€ 900mila euro e 10 milioni di paracadute) delle inglesi.In Uk solo 5 squadre (Brentford, Brighton, Hove Albion, Tottenham e Luton) sono ancora inglesi. 9 sono di proprietà Usa (Arsenal, Aston Villa, Bournemouth Burnley, Chelsea, Crystal Palace, Fulham, Liverpool, Manchester United), il Newcastle è del fondo saudita Pif, (Public Investment Fund proprietario dei principali sauditi Al-Hilal, Al-Nassr, Al-Ittihad e Al Ahli) mentre il Manchester City è degli Emirati. (continua)

Studi tra Bologna, Firenze e Mosca. Già attore negli ’80, giornalista dal 1990, blogger dal 2005. Consulente UE dal 1997. Sindacalista della comunicazione, già membro della commissione sociale Ces e del tavolo Cultura Digitale dell’Agid. Creatore della newsletter Contratt@innovazione dal 2010. Direttore di varie testate cartacee e on line politiche e sindacali. Ha scritto Former Russians (in russo), Letture Nansen di San Pietroburgo 2008, Dal telelavoro al Lavoro mobile, Uil 2011, Digital RenzAkt, Leolibri 2016, Renzaurazione 2018, Smartati, Goware 2020,Covid e angoscia, Solfanelli 2021.