Letta 2, Berlusconi 7: tutti i voti di una classe politica incerta e impaurita

Attualità

Si può dissentire o confermare o sorridere, ma il gioco proposto è ironicamente serio, spinge alla riflessione

“Conservazione, è questo il minimo comune denominatore che unisce in un triste e pauroso abbraccio la classe politica nata nel bel mezzo del bipolarismo berlusconiano. Conservazione di potere, conservazione di ruolo, conservazione di posti. In definitiva, conservazione di sé.

A seguire il dibattito sull’elezione del presidente della Repubblica questo atteggiamento impaurito appare quantomai evidente: ogni azione, ogni parola, ogni trattativa appare più un gioco a rimpiattino che una sfida davvero politica. Tranne poche eccezioni, tutti si nascondono dietro all’ennesimo salvatore della patria che, solo per il fatto che esiste, è la rappresentazione plastica di un’intera classe dirigente.

Non tutti sono uguali, è ovvio. E allora può essere utile dare voti in coraggio ai protagonisti di questa stagione politica. Coraggio di decidere, coraggio di cambiare, coraggio in definitiva di fare realmente politica.

Enrico Letta: un pessimo 2. Al leader del Pd va il voto più basso. E niente, Letta si applica ma proprio non ce la fa a capire che il mondo sta cambiando: è ancora legato a un’Italia bipolare che ormai esiste solo nei sogni suoi e della sua degna compare Giorgia Meloni. E infatti il buon Enrico si aggrappa proprio alla leader della destra sovranista per cercare disperatamente di difendere quel fantomatico campo largo di cui vuole continuare a essere dominus. Difende il bipolarismo mentre governa con Salvini: 10 in contraddizione.

Matteo Salvini. Che dire? Un 3 tondo tondo. Lui si difende come i camaleonti, e come i camaleonti cambia colore a cambiar del paesaggio: no-vax con i no vax, sì-vax con i sì-vax. Draghiano con Draghi, Giorgettiano con Giorgetti, antieuropeo in Europa, europeista in Italia, riesce a essere oppositore e governativo in un corpo solo. Coraggio? Neanche l’ombra. Lui è l’uomo del Papeete, l’uomo che scappa.

Giorgia Meloni: tra 3 e il 4. La patriota d’Italia fa il suo, in modo pessimo ma lo fa. Combatte la sua battaglia dall’estrema destra con una pigrizia intellettuale senza pari. Giorgia vive nella paura e per la paura. La sua paura più profonda? Che gli altri si accorgano della sua inutilità politica e della sua innata incapacità di essere forza di governo. Per questo è arrivata a fare un giochetto vecchio come il mondo: farsi accreditare da quello che solo a parole è il suo peggior nemico, Enrico Letta.

Matteo Renzi. Siccome non è una gara di simpatia, si merita sicuramente la sufficienza. Un 6 a Renzi ci sta tutto. Perché tutto gli si può dire tranne che non sia un combattente. Con un rischio, però: che alla fine la sua battaglia sia fine a se stessa senza un vero fine politico.

Carlo Calenda: 7-. Nessuno può negare che ci stia mettendo tutto il coraggio possibile nella sua battaglia solitaria per creare un polo liberal-democratico e riformista. Si sarebbe meritato un 8 solo se non si fosse candidato con il Pd alle europee. La sua sfida guarderebbe più a destra che a sinistra. Ma lui non ha il coraggio di ammetterlo.

Silvio Berlusconi. Dopo aver inventato e tenuto in piedi il bipolarismo in salsa italiana, Berlusconi sembra il primo ad aver capito che quel suo mondo è finito. Tiene insieme l’ombra del centrodestra che fu con qualche lieve buffetto sulle spalle agli alleati sovranisti ma intanto ha lavorato scientificamente per delinearsi come leader moderato ed Europeo. Il Quirinale? Ha ragione Sgarbi, non ci arriverà. Ma la sua candidatura è servita a giocare a tutto campo. Voto? 7.

Giuseppe Conte. Non classificato. Chi scrive è tra quelli che ha visto nella sua gestione della pandemia più luci che ombre. E li ci ha messo la faccia (alle volte anche troppo). Ma adesso? Adesso non riesce a far attraversare ai cinque stelle il guado che li porterebbe alla definitiva istituzionalizzazione. Un po’ come Salvini, appoggia Draghi senza appoggiarlo. Ma un partito senza anima è un partito senza coraggio.”

  • Blog Filippo Rossi Leader Buona Destra

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