La vergognosa richiesta del Partito Gay: no a Montanelli e sì alla Carrà. Pluda “E’ questo il fulcro del partito?”

Milano

Le vergognose richieste e i vergognosi insulti del mondo LGBT si ripetono, spudorati, ingiusti, antistorici. Così il Partito Gay milanese chiede la rimozione della statua dedicata a Indro Montanelli con l’intitolazione dei Giardini a Raffaella Carrà. E dispiace l’uso improprio del nome della grande artista morta due giorni fa e inorridiscono le motivazioni presentate da un gruppo che esprime fanatismo e cecità davanti al più grande giornalista italiano.

Mauro Festa, candidato sindaco a Milano per il Partito Gay, ha dichiarato .«Nel cuore della zona arcobaleno di Milano è necessario un simbolo riconoscibile per la comunità LGBT+ e che rappresenti un messaggio chiaro del Comune per veicolare ideali e principi che dice di sposare, ma, per ora, solo a parole Per questo, chiediamo che il parco attualmente dedicato a Indro Montanelli in Porta Venezia venga intitolato a un’icona d’inclusività, rispetto e libertà conosciuta in tutto il mondo: Raffaella Carrà». «Che il Comune di Milano dia lustro a un pedofilo, perché è di questo che si tratta, anche se non lo si dice mai apertamente, è semplicemente scandaloso – ha aggiunto Festa – Il valore di Montanelli come giornalista sarà pure indiscusso, ma i suoi valori morali non possono e non devono essere taciuti e, anzi, premiati con riconoscimenti pubblici. La Carrà è invece un personaggio migliore perché Milano ha bisogno di simboli che richiamino valori di umanità, positività e inclusività: lei è stata in grado di unire “da Trieste in giù” tutti gli italiani, nel rispetto di tutte le differenze e minoranze».

Commenta Enrico Pluda, Presidente di AGIAMO – Associazione Amici Giardini Montanelli “Purtroppo le argomentazioni davvero inclusive qui sono assenti. Mi riferisco a come dovrebbero essere gestiti questi Giardini, grande patrimonio verde di Milano che invece sono trasandatissimi.
Basta fare un giro per capirne i veri problemi, anche politici, che non riguardano certo nomi o statue. Ogni pretesto è buono, dal più triste, quale la morte di un personaggio, al più festoso, quale il “pride”, per mettersi in mostra invocando il cambio dell’intitolazione o imbrattando e vandalizzando. Se questo è il fulcro del progetto di questo candidato c’è poco altro da commentare. Oltretutto Raffaella Carrà non era lombarda neanche “di adozione”.

Che risponde Sala agli amici sostenitori del Partito Gay?

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