Tutta l’insurrezione verbale, social e cartellonistica dei “No lager di Stato” contro la riapertura del cpr di via Corelli andrebbe girata al ministro Lamorgese che invece aveva precisato “Si farà”. Per l’ennesima volta il gruppo “Alt: lager di Stato in via Corelli” ha operato con “Rete No Cpr – Mai più lager” e ha affisso sui muri di Milano “centinaia di manifesti” contro la prossima apertura del Centro per i rimpatri di via Corelli. Lo ha annunciato lo stesso collettivo in una nota, in cui si spiega che “tra i mille cartelli che indicano perenni lavori in corso abbiamo voluto inserire quelli che indicano la peggiore opera prossima all’inaugurazione: un carcere per innocenti che aprirà lontano dal centro, in una zona desolata dove passa solo la tangenziale”. Evidentemente non considerano l’insicurezza con cui si vive a Milano, spesso in balia di balordi clandestini che non hanno alcun diritto di stare in Italia.
Diceva un lettore di sinistra sul giornale Milanoinmovimento di sinistra “Non si può fare integrazione senza parlare di sicurezza. Tutti sono accolti ma tutti non sono meritevoli bisogna dirci la verità. In questo senso, i CPR hanno la loro importanza e devono esistere bisogna soltanto definire bene il profilo di chi deve esser mandato in un CPR” Anche Milano in un certo senso è prigioniera dell’ondata migratoria che ha fatto della violenza la sua arma migliore. Sempre secondo i No Cpr, i manifesti sono stati affissi “in piazza Leonardo, piazza Ascoli, via Celoria, Romolo, via Padova, Famagosta, Romolo, Abbiategrasso e in tante altre zone della città”. Ma dubito che Sala li faccia rimuovere.
Anna Ferrari
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