Gentilissimo Signor Sindaco,
ha presente quei pomposi motti in latino sugli stemmi araldici dei reparti dell’esercito o dei corpi di polizia? Alcuni sono anche belli, tipo: “Nec descendere nec morari”, oppure “Ictu impetuque primus”. Anche il ”Nobis Urbem Commendant” della Polizia Locale di Milano non è male. Di solito occorre aspettare una guerra per dare pieno senso a quel “non retrocedere” degli Alpini, oppure un evento straordinario, un evento epocale, una pandemia. Ecco, di fronte ad una pandemia anche il motto: “a noi è affidata la città” prende una drammatica sferzata di realismo. Invece rilevo con tristezza che, a conti fatti, quel motto bisognerà cambiarlo in ”Nobis Urbem Commendant (sì autem non feriae retrorsum)” cioè: “A noi è affidata la città (se non abbiamo ferie arretrate)”, perdoni il mio latino.
Con questo non voglio certo raccontarle che ci sarebbe stata la corsa al sacrificio da parte di noi agenti e ufficiali ai quali è affidata la città di Milano, certo che no, non sono qui a disturbarla con un’intemerata retorica; ho circa la sua età e non ho tempo per queste cose, lei poi, ancora meno. Quello che mi amareggia è la convinzione che non si sia colta una clamorosa, speriamo unica nel genere, occasione storica per riuscire a ribaltare la percezione del nostro lavoro e riacquistare una dignità che, certo anche per colpa nostra, è andata perduta. E non parlo del problema, che tanto appassiona la categoria, del “vissuto nel ruolo” o dello “smarrimento identitario”, lascio queste questioni ad altri più competenti di me. Parlo dell’occasione di poter offrire un servizio pratico alla nostra Città, necessario ai milanesi, a garanzia della loro (nostra) sicurezza e, conseguentemente, utile alla dignità delle donne e degli uomini della Polizia Locale.
Non mi lamento dell’umiliazione subita sul lavoro, che in questi giorni è andata concretizzandosi in messaggi non risposti, richieste di chiarimenti non considerate (quasi fossero cahiers de doléances), suppliche snobbate e grida spagnole; ci sono abituato, anche se stavolta la delusione è stata acutizzata dagli eventi esterni. Ma no, parlo del fatto di non aver considerato la Polizia Locale come una risorsa utile da schierare per combattere la pandemia epocale che ci ha investito. Faccio, signor Sindaco, un esempio piccolo piccolo: io vado in ufficio in macchina per una o due volte la settimana e quante volte sono stato fermato? Mai. Quante volte ho visto una pattuglia dei miei colleghi? Mai. In compenso trovo in giro ad ogni ora un’umanità varia che, a naso, poche scuse avrebbe per circolare a piedi, in macchina, bicicletta e motorino. C’è la percezione concreta nella popolazione che i controlli sul territorio non esistano. Eppure sarebbero stati utili. Sarebbero utili.
Se avesse chiesto a noi, alla sua Polizia, alla Polizia della Città, che nella primavera del 1945 per lunghi difficili mesi garantì l’ordine pubblico a Milano, dato che le altre forze di polizia erano considerate dagli Alleati troppo compromesse con tedeschi e repubblichini (mentre 400 vigili urbani avevano attivamente militato nella Resistenza), se avesse chiesto a noi, dicevo, senza imporre niente, solo chiesto, di uscire per strada volontariamente, se avesse pronunciato tre semplici parole “Milano ha bisogno”, le garantisco che non avrebbe trovato pattuglie in numero sufficiente per mandarci in giro a controllare la gente. Ma no che non è eroismo; abbiamo una quota di indolenti e qualche cialtrone anche tra le nostre fila, lo so benissimo e me ne vergogno tanto. Ma se Milano ha bisogno saranno tanti quelli di noi che non si tireranno indietro. Quattrocento volontari li avrebbe di sicuro trovati, almeno quattrocento, come nel 1944. Perché Milano ha bisogno. Tutto qui. Invece siamo un presidio minimo di agenti che pare il mese d’agosto del 1982, quando sono entrato nel Corpo.
E’ un nemico terribile quello che abbiamo di fronte, uno stragista infame e crudele che noi possiamo contribuire, anche in minima parte, a fermare. Perché ha lasciato che ci mettessero in ferie? Perché siamo a casa? Ci è stato detto per la nostra sicurezza, la ringrazio, davvero, ma per strada c’è bisogno di noi.
Con i migliori auguri a lei e ai milanesi.
Maurizio Ghezzi
Ufficiale della Polizia Locale di Milano.
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Caro Maurizio sono d’accordo con te, ma devi capire che oggi le regole sindacali e di qualche cialtrone come li chiami tu prevalgono sulle regole del cuore.
Purtroppo oggi si guarda alla forma e non alla sostanza. Forse noi due siamo mentalmente troppo vecchi per il giorno d’oggi.
Ciao riposati perchè ti devi ricaricare per combattere questa burocrazia.
Prego.mo Collega,
Sono onorato della tua appartenenza al Corpo della Polizia Locale. Le tue parole riecheggiano come attuali anche a Palermo, dove la percezione dei controlli su strada è davvero minima. Qui ci si è dovuto scontrare anche con le istituzioni politiche locali, in primis Prefetto e Questore che, magari sbaglierò, ma mi hanno dato l’idea di essere riottosi all’utilizzo di un contingente della Polizia Municipale per effettuare i dovuti controlli. È addirittura dovuto intervenire il Ministero dell’interno che, con una recente nota, cia ha “elevato al rango di abili ai controlli di Ordine Pubblico”.
Hai tutta la mia stima ed ammirazione!
Rino Ballotta
Polizia Municipale di Palermo
Come appartenente alla Polizia Locale di Cosenza,anche se ora in pensione,non posso che plaudire e congratularmi con il collega,che mi fà sentire orgoglioso di aver fatto parte di questa grande Famiglia anche se a volte bistrattata e poco considerata.Un abbraccio forte a tutti e AD MAIORA SEMPER!!!!