7 giorni alla fine della Tav. Barucco (FI): “Il futuro non aspetta”

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.Puoi ignorare la realtà quanto vuoi. Quello che non puoi ignorare sono le conseguenze di aver ignorato la realtà. Così, dopo mesi di tregua si avvicina il redde rationem: venerdì prossimo dobbiamo saper dire qualcosa a Bruxelles. Riporta il Sole 24 Ore:

Luigi Di Maio aveva parlato, due settimane fa, di trattative in corso tra il presidente del Consiglio italiano e la Francia. «Ci sono dei bandi, che possono anche essere revocati – aveva aggiunto il vicepremier –: spero si arrivi una soluzione il prima possibile». Quello dell’Unione europea, ha poi spiegato il ministro dei Trasporti Danilo Toninelli durante il question time alla Camera la settimana scorsa , «non è un ultimatum da parte dell’Ue». Spetta dunque alla presidenza del Consiglio, «in rappresentanza del Governo nella sua collegialità», finalizzare gli impegni sulla Torino-Lione.

Nel frattempo cosa è cambiato? Dal punto di vista politico la Francia ha adottato la nuova Legge di orientamento delle mobilità (LOM) che di fatto considera la Torino-Lione e gli accessi sul territorio francese al tunnel di base parte della strategia nazionale sui trasporti. E l’Europa, dal canto suo, ha dato la disponibilità a finanziare fino al 55% dei lavori per realizzare il tunnel di base e a sostenere anche i lavori per realizzare le tratte di accesso all’opera sui rispettivi territori nazionali.

“Il progresso non aspetta le dirette di Di Maio” chiosa il Consigliere Regionale Lombardo di Forza Italia Gabriele Barucco. “E tra una settimana il Governo dovrà decidere da che parte stare. Può scegliere l’Italia che produce, che spera, che non si arrende e vuole crescere. Oppure potrà stare con quella che si abbandona a paure irrazionali. Non c’è più nemmeno l’alibi delle analisi costi benefici. Brescia, la Lombardia è tutta l’Italia non possono essere tagliate fuori da un corridoio che, in prospettiva, porterà su rotaia le nostre merci fini all’estremo oriente. Abbiamo perso anche troppo tempo. E passato questo treno non ce ne sarà un altro ad aspettarci”.

In definitiva, a crisi ancora calda sul tavolo del governo, siamo agli sgoccioli per l’opera più importante del capitolo infrastrutture. Cosa verrà deciso non è nemmeno prevedibile. E, forse avrà ragione Toninelli, magari non siamo di fronte ad un ultimatum. Ma l’estressione negli occhi di Ursula Von der Leyen mi fa sospettare che gli spazi di manovra alla latina, ovvero tergiversando, siano drammaticamente ridotti. La speranza è, ovviamente, l’ultima a morire. Ma non mi pare che abbia una gran cera se devo essere onesto.

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