I cuccioli di varie razze provenivano da allevamenti di Ungheria, Polonia e Slovacchia, rinchiusi in piccole scatole o in gabbie, stipati nei bagagliai di auto, senza acqua e con pochissima aria da respirare. Una volta in Italia, con l’accordo tra un veterinario della provincia di Milano e due allevatori della provincia di Bergamo, veniva simulata la nascita dei cuccioli nelle loro strutture. Così i piccoli venivano microchippati, dotati di documentazione falsa e commercializzati.
La banda, costituita da 8 persone, 6 cittadini italiani e 2 stranieri, è stata sgominata dalla Polizia stradale di Amaro (Udine) con un’indagine avviata già dal dicembre 2017 a seguito del sequestro di 65 cuccioli. Le indagini, coordinate dal sostituto procuratore Andrea Gondolo, hanno consentito di scoperchiare le malefatte del gruppo e sequestrare circa 150 cuccioli in 6 mesi.
Per 8 persone sono state emesse misure cautelari dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria e divieto di espatrio, l’accusa è di associazione per delinquere.
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