Ma c’è anche l’immigrato che vota destra

Economia e Politica

Milano 3 Marzo – Le elezioni italiane dominate dal dibattito sull’immigrazione. Titolava così, l’altro giorno, un articolo apparso sul sito della Bbc, ed è vero: mai come in questa campagna elettorale si e parlato di migranti. Solo il Pd se ne lava le mani, come prova una sbrigativa affermazione a pagina 26 del suo programma: «Deve essere l’Europa a occuparsi del fenomeno migratorio». Tutti gli altri partiti invece, sia pure con vedute differenti se non opposte, dell’immigrazione si occupano eccome. Tanto interesse e dovuto a due ragioni: il legame, chiaro ormai a molti, tra flussi migratori esicurezza, e il fatto che alcune centinaia di migliaia cittadini di provenienza straniera, domenica, si recheranno alle urne. Per votare come? Una bella domanda, con risposte per nulla banali. Infatti, lo schema mentale comune, radicato anche a destra ma prevalente a sinistra, vuole Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia partiti xenofobi e quindi, va da sé, detestati dagli stranieri. La realtà è però più complessa, anche se è indubbio come una quota significativa di immigrati, soprattutto quelli di fede musulmana, guardi a sinistra. Il bollettino della moschea di Milano con l’esortazione a «votare per chi ha sostenuto lo ius soli», che tanto ha fatto discutere nelle scorse ore, è solo l’ultimo di una serie di indizi al riguardo. La stessa elezione di Beppe Sala, per molti, non sarebbe stata possibile senza l’apporto decisivo della comunità musulmana, oltre che di quella cinese. Un intreccio, quello fra progressismo e mondo islamico, suffragato pure dall’elezione, avvenuta lo scorso 17 ottobre, del deputato Pd Khalil Chaouki alla presidenza del Consiglio di amministrazione del Centro islamico culturale d’Italia, meglio conosciuto come la Grande moschea di Roma. Si commetterebbe però un grosso errore se, a partire dall’orientamento politico musulmano, si trassero conclusioni affrettate sul voto degli immigrati. Stando infatti ai dati aggiornati al gennaio 2017 relativi alla popolazione straniera residente in Italia, la comunità più numerosa – più ancora di quella marocchina, la prima nell’immaginario comune – è, con circa 1.170.000 persone, pari ad oltre il 23% del totale, quella rumena. Ebbene, in genere i romeni non solo non votano a sinistra, ma avrebbero parecchie difficoltà a farlo. Il motivo è quello efficacemente illustrato dal sociologo Ilvo Diamanti: «Per loro sinistra-uguale-Ceausescu». Non solo: secondo quanto affermato da Giancarlo Germani, già presidente del Partito dei rumeni in Italia, pur non provando grande amore per il Carroccio la comunità romena avrebbe presente che «la Lega risponde a un sentimento vero. II bisogno di sicurezza è importante». Di tenore analogo gli esiti un’indagine IsmuOrim della Regione Lombardia che, già anni fa, metteva in luce come i neocomunitari dell’Europa dell’Est votino a destra, fra l’altro con percentuali bulgare. Il che spiega come mai sabato scorso, in piazza Duomo Milano, fossero presenti persone come la signora Giulia Iliev, immigrata regolare moldava che si dichiara «completamente d’accordo con Salvini». Per quanto riguarda l’elettorato di provenienza africana, la distribuzione elettorale è sicuramente meno sbilanciata a destra, quando non apertamente favorevole alla sinistra. Ciò nonostante, anche lì non mancano simpatizzanti del centrodestra. Lo dimostrano i militanti che non t’aspetteresti: dal leghista Tony Iwobi, nigeriano da trent’anni nel nostro Paese, a Sandy Cane, già prima sindaca italiana di colore eletta col Carroccio e poi uscitane ma senza ripensamenti partitici («lo nel cuore rimango leghista.), al responsabile all’immigrazione del Movimento nazionale per la sovranità di Alemanno e Storace, Paolo Diop, figlio di immigrati del Senegal. Che non siano bizzarre eccezioni è confermato da un’indagine del quotidiano online Linkiesta, dal titolo eloquente: «Sorpresa, gli immigrati di seconda generazione votano Lega e Casapound». Diversamente dagli immigrati dell’Europa orientale, la simpatia sovranista di questi giovani, secondo la giornalista Cristina Giudici, esprime le istanze di «chi ce l’ha fatta, chi ha cittadinanza» e «vuole difendersi da nuovi e scomodi migranti considerati degli intrusi». Questo non significa, sia chiaro, che gli immigrati eviteranno di votare dem, anzi: molti lo faranno a partire, come si diceva, da quei musulmani che contano di crescere in fretta senza un domani escludere, perché no, di mettersi politicamente in proprio. Tuttavia, una cosa appare chiara: a sinistra farebbero meglio ad archiviare il mantra della destra xenofoba e razzista, incubo degli immigrati. Non perché i razzisti non esistano, anche se trattasi di casi isolati e statisticamente irrilevanti, ma perché i primi a non credere a simili semplificazioni sono proprio gli stranieri.

Giuliano Guzzo (La Verità)

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