La legge che spalanca le porte ai figli degli immigrati è un clamoroso autogol. Una volta approvata, chi avrà mai il coraggio di espellere il padre clandestino di un minore italiano? Una follia che ha una spiegazione: si tratta di coltivare futuri elettori.
Milano 5 Maggio – Cronaca di una giornata di ordinaria follia in Italia. Da un lato c’è un procuratore della Repubblica che chiede al Parlamento più poteri per scoprire l’esistenza di collegamenti fra organizzazioni che soccorrono gli immigrati e bande criminali che in Libia trafficano in esseri umani. Dall’altro c’è lo stesso Parlamento che invece di preoccuparsi di quanto rivelato dal magistrato, fornendo al più presto a lui e ai suoi colleghi gli strumenti investigativi che consentano di accertare i fatti, si preoccupa di dare la cittadinanza agli immigrati.
Forse a qualcuno i due fatti potranno apparire slegati fra loro, in realtà sono legatissimi, perché entrambi fanno parte dello stesso problema, ossia dell’incapacità del mondo politico di affrontare un fenomeno complesso come quello dell’immigrazione. La storia del procuratore che denuncia il ruolo di alcune organizzazioni non governative è nota. Carmelo Zuccaro, capo della Procura di Catania, durante una trasmissione tv ha avanzato alcuni dubbi sulle attività dei cosiddetti angeli dei migranti’ ipotizzando che non tutti siano mossi da amore verso il prossimo, ma che qualcuno sia invece mosso dalla possibilità di fare soldi sulla pelle dei profughi e degli italiani. Quella del pm non è stata un’insinuazione, ma una considerazione dettata dall’esistenza di alcune conversazioni tra scafisti e soccorritori segnalate da Frontex, l’organizzazione europea che si occupa dei migranti. Intercettazioni, tabulati, rotte marittime: indizi raccolti da enti europei che però, al momento, non sono utilizzabili in un tribunale italiano. Per farlo, infatti, servirebbe una legge che lo consentisse. Altrimenti, pur svelando molto sul mondo delle Ong, non valgono un fico secco.
In un Paese normale, di fronte alla denuncia del magistrato, il Parlamento si sarebbe già messo al lavoro per correggere le norme e permettere che gli elementi raccolti possano essere acquisiti ai fini dell’indagine. Invece no, contro il procuratore si è scatenato l’inferno. Aver toccato il tabù dell’immigrazione, e soprattutto delle Ong, gli è valso ogni genere di insulto e anche un’indagine preliminare del tribunalino dei giudici. Giornalini e giornaloni, politici e portaborse si sono dati tutti un gran da fare per ridicolizzare le dichiarazioni del pubblico ministero, il quale nonostante una lunga carriera fra le toghe è stato dipinto come una specie di mitomane. Peccato che il procuratore non si sia fatto intimidire dal circo Barnum dell’informazione e della maggioranza, ribadendo in Senato quello che aveva detto in tv.
Tuttavia, i senatori, invece di interrompere la riunione per sollecitare misure immediate del governo, hanno fatto orecchie da mercante, ignorando l’allarme del magistrato. Nel vuoto è caduta pure la considerazione del pubblico ministero riguardo all’impossibilità di ospitare tutti i migranti economici e il dubbio circa l’esistenza di una regia che incanali flussi di stranieri verso il nostro Paese onde destabilizzarne l’economia. Prova che il Parlamento, invece di indagare ha fretta di archiviare.
E però il bello viene poi, perché se da un lato gli onorevoli voltano la testa dalla parte opposta a quella indicata dal procuratore di Catania, evitando di decidere, dall’altro lo stesso Senato ha stabilito di mettere in calendario per giugno la discussione sullo ius soli, ovvero sul diritto per chi è nato in Italia di ottenere automaticamente la cittadinanza del nostro Paese.
In pratica si vogliono spalancare le porte ai figli degli immigrati, votando una legge che riconosca il diritto a dirsi italiano di chiunque abbia aperto gli occhi in un nostro ospedale, a prescindere dal fatto che i genitori siano appena giunti in Italia. Un incentivo ulteriore all’immigrazione, perché i clandestini, oltre alla lentezza della nostra burocrazia, avranno una possibilità in più di evitare l’espulsione: basterà registrare il neonato all’anagrafe come italiano e il più sarà fatto. Chi potrà espellere il padre clandestino di un poppante con carta d’identità della nostra repubblica? Già ora si fa fatica a cacciare dall’Italia chi non ha uno straccio di titolo per restarvi, figuratevi dopo, con il figlioletto che potrà dirsi a tutti gli effetti italiano.
Vi domandate perché si impedisce al pm di indagare sull’immigrazione clandestina e si dà la carta d’identità ai pargoli di immigrati, anche quando sono nati da clandestini? Risposta facile. Gli extracomunitari non sono solo un business più redditizio del traffico di droga, sono anche futuri elettori. Lo si è visto a Ercolano, con la corsa alle primarie del Pd (foto di apertura). Altro che Zuccaro, questi hanno in zucca il voto di scambio.
Maurizio Belpietro (La Verità)
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