La scissione nel PD è di fatto consumata

Attualità

Milano 9 Ottobre – Se Massimo D’Alema accusa Matteo Renzi di essere un imbroglione e se Luca Lotti gli risponde accusandolo di essere livoroso solo per non aver ottenuto un misero incarico, vuol dire che il limite della più elementare convivenza all’interno del Partito Democratico è stato superato. E che da questo momento in poi le divergenze che il referendum sulla riforma costituzionale sta provocando all’interno del maggiore partito della sinistra non sono più recuperabili. La scissione non è proclamata ma è di fatto consumata. E dal 4 dicembre, qualunque possa essere l’esito della consultazione referendaria, il Pd sarà diviso almeno in due parti destinate a combattersi con la tipica intransigenza di ogni conflitto fratricida.

È difficile prevedere le dimensioni esatte di queste due parti. D’Alema sostiene che la maggioranza del tradizionale popolo della sinistra si sente tradita da Renzi e non intende seguire il Premier nel suo tentativo di trasformare il Pd nel “Partito della Nazione” caratterizzato dalla rottura con i nostalgici del Pci e dall’apertura ai trasformisti del centrodestra. A sua volta, Renzi si dice certo di avere dalla propria parte la stragrande maggioranza del partito di cui è segretario e si mostra fin troppo determinato nel considerare i propri avversari interni come dei retrivi reazionari con cui non avere più alcun tipo di rapporto.

È probabile che per motivi propagandistici D’Alema esageri e Renzi non tenga conto che a tenere insieme la sua maggioranza non è tanto la volontà innovatrice quanto l’interesse per il potere governativo. Ma stabilire che la maggioranza renziana è ampia e la minoranza antirenziana è esigua ha una importanza minima rispetto alla considerazione che il Pd è destinato ad uscire dal referendum lacerato in maniera irreversibile.

Si illudono quei renziani convinti che la vittoria dei “Sì” farebbe riassorbire la dissidenza e quegli antirenziani che puntano sulla vittoria del “No” per riappropriarsi del partito e cancellare la parentesi del fiorentino a vocazione autoritaria. Il referendum porrà comunque fine alla guerra intestina del Partito Democratico, decretando la separazione definitiva di due entità politiche obbligatoriamente antagoniste. Le conseguenze di un evento del genere sono imprevedibili, tranne una. Quella che da un soggetto unito deriveranno due debolezze.

Arturo Diaconale (L’Opinione)

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