Cinema, Larrain: «Vi racconto chi era il grande Neruda»

Cultura e spettacolo

Milano 26 Settembre – «Non volevo fare un film sul poeta e politico cileno, ma sul cosmo nerudiano. È un canto a lui, un poema che avrebbe potuto leggere». Pablo Larraín è tornato in Italia poche settimane dopo la presentazione di «Jackie» con Natalie Portman alla Mostra di Venezia, dove il film era in concorso. Stavolta incontriamo il regista in un albergo del centro di Roma per parlare di «Neruda», in uscita il 13 ottobre con Good Films. Una pellicola poetica, surreale e a tratti ironica – presentata alla Quinzaine des Réalisateurs dell’ultimo Festival di Cannes e ora ufficialmente candidata per il Cile agli Oscar come Miglior film straniero – che racchiude realtà e finzione. Da una parte la fuga nel 1948 del Premio Nobel alla Letteratura (con il volto e l’aspetto più che somigliante di Luis Gnecco) a causa di un mandato d’arresto del presidente Videla, dall’altra l’inseguimento del protagonista da parte del poliziotto ”scar Peluchonneau (Gael García Bernal), un uomo che al tempo stesso disprezza e ammira il poeta.

Larrain, quanto è presente ancora oggi Neruda in Cile? 

«È ovunque: nell’acqua, nell’aria, nella terra. La mappa del Paese è il suo ritratto. E io me lo porto addosso nel corpo, nei capelli e nel sangue. Abbiamo lavorato cinque anni al film, ho letto molti libri e parlato con chi lo conosceva, ma ancora non so chi sia Neruda. Aveva un aspetto affascinante, sfuggente, inafferrabile, che non si può definire».

Perché non ha voluto fare un biopic sul poeta?

«Perché Neruda aveva un mondo troppo vasto. Mi terrorizzava parlare interamente di lui e quando ho scoperto che non lo avrei dovuto fare, è stato liberatorio. Il mio film è un canto, un poema che avrebbe potuto leggere, un lavoro sul cosmo nerudiano. Un road movie, un noir, un western, un film sulla comunicazione».

Ha scelto subito come protagonisti Luis Gnecco e Gael García Bernal?

«No, abbiamo avuto chiaro il cast dopo un po’, vista la lunga preparazione del film. Gael ha un fare così misterioso che abbiamo scelto di tagliargli alcune battute per mettere di più la sua voce fuori campo e sfruttare le sue potenzialità. Quando ho incontrato Gnecco, invece, era il periodo in cui per la prima volta nella sua vita era dimagrito. L’ho portato a uno dei ristoranti italiani migliori di Santiago e gli ho detto che per fare Neruda sarebbe dovuto ingrassare. Aveva ordinato un’insalata, gliel’ho tolta e gli ho fatto portare un bel piatto di pasta».

Come è riuscito a conciliare nel film le due anime del protagonista, poeta e politico?

«Non si potevano separare questi aspetti. Neruda e gli altri artisti dell’epoca volevano cambiare il mondo con le loro opere. La mia generazione non sta facendo questo. Neruda scriveva poesie sui leader dell’America Latina senza usare termini gentili e amabili. Oggi non potrebbe mai essere credibile in America uno scrittore che scrive poesie contro Donald Trump».

Giulia Bianconi (Il Tempo)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Moderazione dei commenti attiva. Il tuo commento non apparirà immediatamente.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.