Milano Unica, le aziende sono pronte al cambiamento contro l’incertezza globale

Milano

Milano 8 Settembre – La nuova veste di Milano Unica mette d’accordo tutti gli espositori. Uniti nel definire la scelta di Rho-Fiera la più appropriata per una manifestazione a vocazione internazionale. «La trasformazione di Milano Unica è positiva. Ci aspettiamo un incremento dei visitatori», spiega Andrea Ramponi, ultima generazione al lavoro nell’azienda di famiglia che produce borchie, pietre e strass. Piccoli dettagli che piacciono sempre di più: «Il 2016 è un anno positivo – continua Ramponi – abbiamo chiuso il 2015 con 12,8 milioni di euro e nel primo semestre abbiamo messo a segno un +15%». Merito dell’Italia: «L’80% dei nostri ricavi è assorbito dal mercato domestico. All’estero, invece, il nostro primo cliente è la Francia».

Proporzioni ribaltate, invece, per il business di Seterie Argenti, azienda comasca che deve ai mercati stranieri l’80% dei propri 15 milioni di euro di ricavi. E lavora con i top brand del pret-à-porter, per le loro seconde linee, e del fast fashion: «Non è stato facile ma abbiamo scelto di tenerci al passo con i tempi, a partire proprio dalle tempistiche produttive fino ai servizi – dice l’ad Michele Viganò -. Investiamo molto nel digitale, con la produzione che è triplicata negli ultimi quattro anni, ma anche nel nostro archivio». Un equilibrio passato-futuro apprezzato oltre confine: tra i mercati chiave di Seterie Argenti ci sono Europa ed Usa «che stanno rallentando».

«Gli Stati Uniti hanno avuto una stagione difficile – conferma Lincoln Germanetti, ad di Tollegno 1900, 150 milioni di euro di fatturato consolidato 2015 e 900 dipendenti – con una frenata delle vendite, ma ora sono ripartiti». Ricerca e innovazione sono due elementi chiave nel dialogo tra le aziende tessili e la clientela internazionale: «Abbiamo clienti sempre più disponibili a collaborazioni per aumentare le performance dei tessuti, come accaduto con la nostra linea The Rainmaker», chiosa Germanetti.

«In un mercato in difficoltà come quello attuale la differenza la fanno prodotto, qualità e servizio» spiega Luca Belenghi, ad Gruppo Tessile Monti, 104 milioni di euro di ricavi consolidati 2015 di cui l’85% deriva dai mercati stranieri. Gli occhi sono puntati inevitabilmente oltre confine: «Ai mercati emergenti in crisi come Hong Kong, ma anche al Regno Unito: con la sterlina debole e i saldi i negozi si sono riempiti, ma stiamo a vedere cosa succederà nei prossimi sei mesi».

Marta Casadei (Il Sole 24 Ore)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Moderazione dei commenti attiva. Il tuo commento non apparirà immediatamente.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.