Milano 26 Gennaio – Dalle ultime notizie di cronaca stiamo apprendendo che la lotta al terrorismo islamico, che sta conducendo l’Italia, in realtà, è solo una propaganda sterile che continua a minare la sicurezza di tutti i cittadini, italiani e stranieri, che onestamente vivono nel nostro paese.
Le immagini trasmesse dalle televisioni nazionali in cui si vedono numerosi clandestini che fuggono indisturbati, sotto gli occhi di coloro che dovrebbero vigilare sulla nostra sicurezza, da un centro di accoglienza, mette a nudo la falsità con cui l’attuale governo cerca di rassicurare la popolazione mettendola invece in serio pericolo.
Paradossalmente, il ministro degli esteri Gentiloni lancia un allarme (fondato): i Fratelli Musulmani (vero nome dell’Isis), che controllano le aree costiere libiche da cui partono i barconi, potrebbero infiltrare le loro cellule terroristiche mediante il continuo flusso di immigrati clandestini.
Buon giorno ministro! Ha dormito bene? L’allarme lanciato da Gentiloni, venne presentato al governo italiano dal Mossad, tramite un’informativa indirizzata ai servizi segreti italiani, alcuni mesi fa; allarme sottovalutato dai nostri vertici governativi convinti sostenitori dell’islamizzazione dell’Italia e quindi del terrorismo. Eppure i servizi segreti israeliani, specialisti nella lotta la terrorismo e non un istituto utilizzato per missioni di portavalori o di salvaguardia dell’immagine di un presidente (o presidentessa) di una camera del parlamento, aveva allertato con largo anticipo l’Italia del grave pericolo che sta correndo.
Ma dando un’occhiata al mondo reale, quel mondo che ci ostiniamo a non voler vedere per paura, per il timore di perdere dei punti fermi, per paura di scoprire la verità, non esiste nessun terrorismo islamico, non esiste nessun musulmano che sia un terrorista.
Essendo il Corano non interpretabile, immutabile, fisso (parola dei musulmani) leggiamoci una delle sue sure (il Corano è diviso in 114 brevi capitoli, chiamati sure).
Corano sura 47, capitolo 4: Quando incontrate i miscredenti, colpiteli al collo finché non li abbiate soggiogati, poi legateli strettamente. In seguito liberateli graziosamente o in cambio di un riscatto, finché la guerra non abbia fine. Questo è l’ordine di Allah. Se Allah avesse voluto, li avrebbe sconfitti, ma ha voluto mettervi alla prova, gli uni contro gli altri. E farà sì che non vadano perdute le opere di coloro che saranno stati uccisi sulla via di Allah.
Con “colpiteli al collo” si intende decapitarli, comunque queste poche parole dovrebbero gettare un po’ di luce su cosa sia quel sistema religioso, giuridico, politico e sociale chiamato Islam e su cosa sia il terrorismo; quelli che noi occidentali etichettiamo come terroristi, perché per la nostra scarsa cultura in materia islamica sono terroristi, agli occhi dei musulmani sono degli ottimi credenti, esempi da seguire.
Certo che li condannano, ci mancherebbe ma nella terza sura del corano, secondo versetto leggiamo “Che i fedeli non prendano per amici o protettori gli Infedeli al posto dei fedeli: se qualcuno lo facesse, in nulla vi sarà aiuto da Allah: eccetto come precauzione, così che possiate guardarvi da loro. Ma Allah vi avverte di ricordarlo; perché l’obiettivo finale è Allah”.
La Taqqyia (Dissimulazione), è un dovere per i credenti in situazioni di inferiorità (minoranza). Per contro, dal momento in cui il rapporto di forza si inverte, l’islamico può prendere in considerazione l’aggressione come prescritto dalla quarantasettesima sura:” Non siate dunque deboli e non proponete l’armistizio mentre siete preponderanti. Allah è con voi e non diminuirà (il valore del)le vostre azioni”. Lo scopo è quello di ingannare i miscredenti riguardo all’Islam, con l’esplicita intenzione di instillare dubbi e preoccupazioni riguardo all’Islam, e incoraggiare le conversioni. La Taqqiya è alla base della propaganda Musulmana presente oggi in Occidente, a partire dall’affermazione secondo cui l’Islam promuoverebbe l’uguaglianza di diritti per le donne, fino ai tentativi di incrementare il numero percepito di Musulmani.
In pratica condannano un’azione “terroristica” davanti ad un ingenuo pubblico dicendogli ciò che vuole sentirsi dire e l’ingenuo pubblico abbocca e continua a dormire, anestetizzato dalle falsità propinate da coloro che stanno ormai alacremente lavorando in nome di un sistema politico religioso acerrimo della nostra cultura, che mira solo a sottometterla e distruggerla, con la complicità della sinistra europea e italiana in primis.
Questo lavoro di sistematica distruzione della nostra civiltà e della nostra cultura, ha avuto inizio poco più di 40 anni fa, con la “rivoluzione” del 1968, che, seppur lodevole per alcune conquiste sociali, con la scusa della lotta al conservatorismo borghese e bigotto ha minato quei valori basilari di ogni società civile degna di questo nome: Patria, Famiglia, salvaguardia delle proprie radici storiche. Con la perdita di questi valori, con la mancanza di politiche a sostegno delle famiglie (leggi sempre propagandate in campagna elettorale sia a destra che a sinistra ma poi mai realmente promulgate), una sempre crescente politica parassita statale, la mancanza di reali politiche occupazionali, hanno gettato le generazioni nel mondo della precarietà, in un tunnel privo di luce e per molti senza alcuna via d’uscita. Ovvio che, viste le premesse, unite ad altri fattori che esaminerò nei prossimi articoli, in Italia vi sia stato un calo delle nascite che ha contribuito ad avere un numero sempre più decrescente di autoctoni.
I seguito coi grimaldelli dell’uguaglianza (ma che di uguaglianza non si è mai trattato), del razzismo e dell’islamofobia siamo arrivati a far si che a dettar legge a casa dell’ospitante sia l’ospite, travisando il senso della parole “integrazione”.
Ora noi, italiani ed europei, ci troviamo al punto di dover affrontare, colpevole la sinistra buonista e “ben pensante”, una lotta non contro il terrorismo ma per la nostra sopravvivenza come società civile evoluta contro l’oscurantismo teocratico islamico.
E per perseguire questo scopo, non serve solo aumentare il numero di agenti di polizia nelle strade, ma si deve ricorrere all’ausilio di leggi non interpretabili dal giudice di turno, all’ausilio degli ideali della repubblica laica ed egualitaria ma soprattutto instillando il senso di patria, e di appartenenza ad essa, già dalla scuola primaria, con l’introduzione della bandiera nazionale in tutte le classi, l’inno nazionale, l’insegnamento della letteratura e delle arti che hanno reso l’Italia una culla della civiltà europea; allontanare la politica dalle scuole che oggi è troppo presente nel corpo insegnante.
Considerato che, ed i fatti accaduti in Francia lo dimostrano, a radicalizzarsi, religiosamente parlando, sono le seconde e terze generazioni discendenti dagli immigrati, soprattutto islamici, iniziamo a far comprendere a queste generazioni, che, seppur liberi di applicare la Sharia nei loro paesi di origine, qui, in Occidente, il nostro sistema di vita è diverso e che non siamo disposti a scendere ad ipocriti e vigliacchi compromessi con coloro che, in nome della loro divinità padrona, vogliono toglierci insieme alla nostra libertà ed alla nostra millenaria cultura.
Un ultimo consiglio: volete davvero combattere per la vostra libertà, la vostra cultura?
Non dovere scendere in piazza armati di fucile e sparare ad ogni islamico che incontrate: guai a fare una cosa del genere! C’è un metodo migliore, esiste un’arma più potente di un fucile o di una bomba, un’arma che proprio Allah ci ha dato: il Corano.
Pur essendo il libro sacro dell’Islam è anche la migliore arma contro di esso: leggetelo (non è lungo e non è noioso, al contrario è una libro dalla lettura scorrevole) e ricordatevi che solo con la luce della cultura e della conoscenza potrete combattere l’oscurità delle teocrazie e della superstizione.
Impiegato presso una nota multinazionale americana, ha avuto varie esperienze di dirigenza sia in campo professionale che in campo politico.
Scrive per Milanopost ed altre testate, soffermandosi soprattutto su Israele, Medio Oriente, Africa sahariana e subsahariana. Giornalista Freelance scrive più per passione che per professione.