A Ornella “Anch’io porto un pezzo di te dentro di me”

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“Porto un pezzo di te dentro di me, è un onore” così la nipote Camilla e il nipote Matteo hanno salutato, a conclusione della cerimonia, nonna Ornella.

Ognuno di noi porterà dentro di sé la verità della sua voce, l’interpretazione libera del tempo, l’ironia intelligente nel quotidiano. E i numerosissimi ammiratori hanno intonato “senza fine”, per dare un senso d’immortalità ad una voce inimitabile. E l’organista all’uscita del feretro ha iniziato a suonare ‘Ma mi…’, canzone in dialetto milanese scritta da Giorgio Strehler che i presenti hanno anche accennato cantando.

Una carezza con musica, un’illusione di partecipazione amica, questi funerali. Ma sì, tristezza va via arriva Fresu che la stessa cantante aveva voluto fosse presente: il jazzista ha suonato “L’appuntamento” con la sua tromba, suoni alti tra le navate della Chiesa di San Marco. Una canzone significativa ripresa anche da don Luigi Garbini nella sua omelia

“…. Le canzoni diventano veri e propri ritornelli della vita, ‘momenti di essere’ – per dirla con Virginia Woolf – o viceversa irruzioni insopportabili, inudibili, non più ascoltabili perché legati a momenti a volte cruciali e troppo densi della nostra vita. Le canzoni sono come dei lumini, quelli che mettiamo nei nostri altari, che sono lì a muovere la loro fiammella, continuando a rappresentarci anche quando noi non ci siamo…

…Il primo tratto prezioso della spiritualità di Ornella è proprio la sua fragilità, mediata dallo strumento della sua voce, di una affabulazione malinconica: Ornella ha detto più volte di essere andata in pezzi nella sua esistenza (“ho sbagliato tante volte ormai che lo so già”), e in “Domani è un altro giorno” ricorda che i bilanci non quadrano mai. Il fatto è che laddove c’è la fragilità, c’è anche la sincerità. È questo il guaio! E i veri artisti sono tutti in equilibrio su una emozione. Ma la fragilità è certamente la garanzia di ogni vera creazione. Senza una fragilità, senza un dolore, senza un fallimento, non ci può essere arte. Ci sono i ragionieri dell’arte certo (senza offesa per i ragionieri ovviamente), ma senza creazione e senza sincerità. Credo che si possa dire che anche la depressione – di cui ha coraggiosamente parlato Ornella – sia stato un luogo dello spirito, un fallimento, un andare in pezzi che produce una creatività tipica dello spirito contemporaneo. C’è tanta sincerità, tanta creatività che aspetta di essere raccolta dalla depressione contemporanea…”

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