Statua votiva della Madonna rubata in via Sammartini: sconcerto e amarezza nel quartiere

Milano

Un piccolo ma significativo luogo di devozione – una statua votiva della Madonna collocata in fondo a via Sammartini, nei pressi del dormitorio del Progetto Arca – è scomparso nei giorni scorsi. L’edicola, da anni punto di riferimento silenzioso per residenti, volontari e persone senza fissa dimora che trovano riparo nella struttura, è stata improvvisamente svuotata.

Il gesto, che molti abitanti del quartiere hanno definito “incomprensibile” e “irrispettoso”, ha suscitato un’ondata di indignazione. La statua era percepita non solo come un simbolo religioso, ma come un segno di umanità in un contesto urbano complesso, dove ogni gesto di cura contribuisce a mantenere coesione e fiducia.

In questo clima di amarezza è intervenuto anche l’Assessore al Municipio, Alessandro Ronchi, che ha voluto mantenere un margine di fiducia sull’accaduto:
«Non è escluso – ha detto – che qualcuno l’abbia portata via per restaurarla», invitando a non trarre conclusioni immediate.

Una lettura possibilista, certo, e che testimonia la volontà dell’Istituzione di non alimentare tensioni. Tuttavia, è difficile non vedere nelle sue parole anche un riflesso della fragilità del contesto: quando si arriva a sperare che un furto sia in realtà un restauro “clandestino”, significa che il bisogno di proteggere i piccoli segni di comunità è diventato impellente.

Perché il punto non è soltanto la sparizione di un oggetto sacro:

è la ferita simbolica inferta a un luogo che rappresenta l’accoglienza e la sopravvivenza quotidiana di tanti invisibili della città. In un tratto di Milano dove convivenza e solidarietà sono sfide reali, un gesto simile pesa più di quanto possa apparire.

Ci auguriamo, insieme a tanti residenti, che la statua possa davvero ricomparire, magari restaurata, come suggerito dall’Assessore. Ma resta necessario ribadire che episodi di questo genere – qualunque ne sia la matrice – impoveriscono il tessuto sociale, sottraendo bellezza e significato proprio laddove sarebbero più necessari.

L’auspicio è che la comunità, istituzioni comprese, possa cogliere l’occasione per riflettere sulla cura degli spazi condivisi, soprattutto quelli che, come via Sammartini, sono luoghi di passaggio ma anche di speranza.

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