Appuntamento di fine estate, con pioggerellina, davanti al Pirellone sabato pomeriggio: siamo ormai all’ottavo raduno, e il movimento Divieto ha chiamato di nuovo alla sfilata pittoresca, pacifica e rombante per le vie della città, dall’Idroscalo alla Stazione Centrale, i numerosi motociclisti lombardi, per lo più pendolari, che rischiano, se passerà la normativa voluta dall’assessora Censi, di restare a piedi, o in monopattino l’anno prossimo.
Presenti harleysti, guzzisti, ducatisti, hondisti, vespisti ( e via via i clan delle numerose e storiche marche delle due ruote): se euro 0, 1 o 2, dall’ottobre 2026 migliaia di mezzi , dal motorino agli scooter alle maxi enduro non potranno più circolare a Milano. Colpevoli di presunto inquinamento.
Assistiti dalla presenza di affezionati politici ( Silvia Sardone, Silvia Scurati, Enrico Marcora) ecco Lorenzo Gioacchini e Mauro Ferraresi, i leader del movimento, pronti ad aggiornare un centinaio di bagnati centauri sui prossimi eventi: Lorenzo Gioacchini interviene innanzitutto sulle inevitabili antipatiche polemiche e sui mugugni intorno alle adesioni di alcuni politici al movimento.
“Noi siamo apolitici, né di destra né di sinistra, ma dobbiamo restare uniti perché chi ha una moto rischia di restare a piedi il prossimo anno, a prescindere per chi vota. Ma siamo aperti a chiunque voglia allearsi con noi: ringraziamo chi, dentro le istituzioni ci darà una mano a farci sentire”. Benvenuti quindi anche i tantissimi consiglieri regionali e comunali dell’area del centro sinistra che non sono affatto d’accordo con la assessora Censi e quotidianamente solcano le strade piene di buche di Milano con i loro mezzi euro 0, 1 e 2.
Ferraresi a sua volta aggiorna sul burocratico conteggio attuato dai funzionari comunali sulle 5000 firme raccolte a Milano in pochi giorni per chiedere un referendum sulla normativa contestata. Poi relaziona di un intervento al parlamento europeo della Sardone: una mozione messa ai voti ma bocciata dalla sinistra europea. Ed ecco la novità:
l’annuncio che Divieto sta lavorando con il leghista Alberto di Rubba per presentare una legge regionale che blocchi le direttive di un singolo comune nel caso queste iniziative coinvolgano negativamente altri comuni. E’ questo il caso di Milano, che bloccherebbe migliaia di pendolari provenienti dalle tante cittadine limitrofe lombarde.
E’ la volta del consigliere comunale Marcora, che al microfono volante, sotto una pianta per ripararsi dalla pioggia annuncia il proponimento di conferire un prossimo Ambrogino d’oro al movimento Divieto. Termina il raduno l’intervento del sindaco di Sesto san Giovanni, Roberto Di Stefano, che accusa senza mezzi termini la giunta milanese di voler creare nell’hinterland una serie di “città parcheggio” dove sistemare la macchina o la moto, per poi raggiungere il capoluogo lombardo in bici o in monopattino.
Applausi, consensi, e un arrivederci alle prossime iniziative. E lo slogan del movimento, il cuore non si ferma, esplode davanti al Pirellone sotto la pioggerellina autunnale. I motociclisti riprendono la strada ( bagnata ) del ritorno: ma consci che tutta Italia fa ormai riferimento a Divieto, tifa per i biker lombardi e aspetta che il divieto green-telebano contro le due ruote venga ritirato a Milano, città pilota e fulcro della protesta.

Cronista al Corriere della sera poi inviato a L’ Europeo di Vittorio Feltri e reporter su Affaritaliani . Ultimo libro pubblicato : Wanda L’ ultima maitresse ed Mimesis


