Calci, sputi, liquidi tirati. È successo di tutto nel pomeriggio di sabato 30 novembre all’interno delle metropolitane milanesi. Una vera e propria faida tra le borseggiatrici e gli operatori anti-borseggio, meglio chiamati anche come “Comitato Sicurezza per Milano”. Ancora una volta, però, ad appiccare il fuoco della violenza sono state le borseggiatrici, in un pomeriggio di caos per molte linee metropolitane di Milano. Tutto inizia intorno alle 11 di sabato, mentre Matthia e la sua squadra vigilano, come solito, sulle linee metropolitane a caccia di borseggiatrici. Dopo una serie di controlli, il Comitato arriva in stazione Garibaldi, fronteggiando le prime borseggiatrici, già volenterose di menare le mani. E infatti, dopo un breve dialogo tra Matthia e le ladre, una di queste colpisce violentemente il leader del Comitato sulla testa con un telefono, sporcandogli il volto e la giacca con del cappuccino. La tensione è già alle stelle di prima mattina. Dopo una breve pausa, nel pomeriggio gli operatori anti-borseggio si rimettono in marcia in difesa della legalità, armati di megafono e di tanta buona volontà. Lo scontro si acuisce nuovamente nel tardo pomeriggio, quando, alla fermata di Cordusio, si accende un violentissimo parapiglia tra gli operatori anti-borseggio e le borseggiatrici. Infatti, dopo aver emesso il solito annuncio “Attenzione, Pickpockets!”, le borseggiatrici decidono di passare alle maniere forti. Scendono dalla metro e rovesciano altro liquido sporco sui volti degli operatori, che decidono di rispondere intimando alle ladre di fermarsi. Ma non è tutto. Il punto più vile e becero si raggiunge quando, poco prima che si chiudano le porte della metro, una borseggiatrice fa partire uno sputo verso un ragazzo del Comitato. Da lì altre violenze: le ladre arrivano addirittura alle mani, picchiando i volontari anche con pezzi di ferro. Inutili le richieste d’aiuto alla sicurezza che, dopo aver ascoltato l’ennesima segnalazione di violenza per mano delle borseggiatrici, risponde: “Noi non possiamo fare niente, bisogna cambiare le leggi e poi ne riparliamo”. Frase che ricorre ogni singola volta e che suggerisce, purtroppo, una verità assoluta: il problema sta alla base. Il giorno dopo le violenze, Matthia ci concede un’intervista, ancora provato per il parapiglia del giorno prima. Dopo aver riassunto i fatti, il presidente del Comitato Sicurezza si lascia andare in un giudizio sulla politica odierna. “La politica, su questo problema delle borseggiatrici, è ferma. Aspettiamo il nuovo pacchetto sicurezza, di cui manca il voto finale al Senato. In ogni caso, a rimetterci sono sempre i cittadini. Sala non sta dando risposte su questo problema. È completamente assente.” Qui subentra un punto che noi del giornale riteniamo fondamentale, che è il tema del razzismo. Nelle altre redazioni “politically correct” non ci penserebbe minimamente di attaccare il mondo delle borseggiatrici. E si passerebbe in meno di un minuto a bollare coloro che criticano queste ladre come razzisti. “Sono povere ragazze” si direbbe. Basti pensare che, per la vicenda di Ramy, la Stampa ha dipinto i maranza come dei nuovi proletari. La nostra critica (e quella della povera gente derubata), comunque, non intende colpire le borseggiatrici per le loro origini straniere. Noi italiani siamo un esempio di miscugli di etnie. Musulmani, longobardi, unni, bizantini sono solo alcune civiltà che hanno calcato il suolo del nostro paese. Ne deriva il fatto che il razzismo sia un concetto ideologico idiota. Noi critichiamo però l’inutilità sociale delle borseggiatrici, che non contribuiscono in alcun modo allo sviluppo della società, risultando inutili e soprattutto dannose per la popolazione. E c’è anche qualcuno che trova il coraggio di difenderle. E questo è, purtroppo, il segno che questo paese non cambierà mai e non riuscirà mai a guarire il suo buonismo patologico.

Maxi rissa in metropolitana tra “Comitato Sicurezza” e borseggiatrici. Il presidente del Comitato: “Sala non sta dando risposte a questo problema”.
Aspirante giornalista, ho iniziato a scrivere a 17 anni e, ancora oggi, porto avanti la straordinaria passione per il giornalismo. Per Milano Post mi occupo di cronaca, specialmente nel campo della politica. A giugno 2024 sono approdato a Libero, occupandomi degli stessi temi di Milano Post e provando a smontare l’ipocrisia dell’informazione di sinistra. Fondatore del movimento culturale e identitario MilanoSocialeIdentitaria. Tesserato di Gioventù Nazionale, con i suoi aderenti condivido ideali di una destra sociale che non campeggiano in nessun altro partito.