A cura di Carmelo Calabrò
Milano, capoluogo lombardo, è una metropoli che cambia sempre, in continua evoluzione. E’ la città delle sfilate di moda, dello shopping, dello stile glamour, degli affari, del marketing, del business, delle nuove occasioni e opportunità di lavoro. Una moderna, frenetica metropoli, dove i milanesi pare, e si dice, che abbiano “le ali ai piedi”, con la loro proverbiale camminata, sempre dinamica, abitualmente accelerata, come una corsa, fino in fondo. Anche perché, da quel che si sa, ci sono sempre tante cose da fare, e per questo si va in fretta.
Una Milano oggi, di rinnovata bellezza, profondamente da amare, turistica, universitaria, dello sport, dal grande traffico, con intensa e immancabile camaleontica vita notturna, una entusiasmante ammiraglia, con i suoi nuovi suggestivi grattacieli, che si stagliano imponenti all’orizzonte, (e con nuovi quartieri residenziali, dal verde pubblico), caratterizzati da una nuova architettura d’avanguardia, tra Ecclettismo e Liberty, una vera icona del nuovo skyline milanese.
Una Milano europea, un crocevia di popoli e di culture, generosa, confortevole, ma gentilmente curiosa in ogni campo e sui temi più diversi, con una forza interiore, e con le sue proverbiali capacità di rinnovamento e trasformazione che accelera sempre di più lo sviluppo, nel resto del mondo.
Ma, è anche una Milano, simbolo di un’Italia orgogliosa, che custodisce, profondamente nel cuore della sua importante metropoli, nella sua propria identità, un patrimonio straordinario di varietà di grandiosi edifici monumentali, dimore antiche di interesse storico, senza naturalmente dimenticare le splendide chiese e basiliche.
Tante meravigliose opere architettoniche, molteplici monumenti, ricchezze culturali, tecniche scientifiche, che si intrecciano e si soprappongono negli angoli più pittoreschi e pregne di memorie.
Un susseguirsi quasi incredibile, a dismisura, lungo e nel lato o nel centro della città di Milano, che sono, diciamo, non me ne vogliano, stati sempre, inevitabilmente, sotto gli occhi di tutti, ma spesso, come un po’ come succede, per esempio a Milano, probabilmente, mai saputi guardare, con attenzione, con appunto il gusto del “passo rallentato” e con l’andatura adeguatamente più rilassata, e tranquillamente, con il piacere e il meglio della scoperta.
Una Milano, sicuramente anche misteriosa, legata a volte ad antiche storie sconosciute, in un reticolato di leggende, miti e segreti, che hanno segnato la vita culturale, la realtà della Mediolanum pagana e cristiana. Una Milano di curiosità, di piccole e grandi magie, con un fascino segreto, dove c’è tanto da scoprire, e riaprire i cassetti della memoria, nelle radici meneghine dei nebbiosi ricordi, e nella sua lontana realtà.
Ciò premesso, veniamo così, in queste pagine, a raccontare per quanto possibile, la storia, (ovviamente su molti argomenti la bibliografia è sterminata), della antichissima basilica di Sant’Eustorgio, (in dialetto milanese, Sant’Ustorg), gran memoria millenaria storico-architettonica, di una delle più gloriose chiese ambrosiane, un patrimonio di inestimabile di valore storico, nella vita religiosa e civile di Milano, in una città di santi e miracoli.
La grandiosa basilica, è una ricchezza spirituale e culturale, tutta sua, dall’oggi al tempo di allora, e come ben noto, è situata a pochi passi dai mitici Navigli milanesi, dove sulla sommità del suggestivo campanile della chiesa, non svetta una croce, ma bensì una stella a otto punte.
Secondo una delle più diffuse leggende o tradizioni, il greco Eustorgio I, che fu vescovo di Milano (315-331) nel IV secolo, si recò nella città di Costantinopoli per ricevere, proprio dall’imperatore Costantino, sovrano dell’Impero d’Oriente (Oriente dal greco, Aryan, trad. sole che sorge) le sacre reliquie dei tre re Magi d’Oriente, da lui custodite nella basilica di Santa Sofia di Costantinopoli.
Sbarcato in Italia sulle coste tirreniche, il vescovo collocò il sarcofago molto grosso, un arca marmorea, (il sepolcro dei tre magi) che conteneva le sacre reliquie, su un carro trainato dai due buoi, per poi risalire, pian piano la Penisola fino a Milano, e alla fine collocarle, adeguatamente, nell’antica basilica di Santa Tecla, cattedrale poi demolita nel 1461-1462, che sorgeva ai tempi, al lato dell’attuale Duomo di Milano.
Narra la leggenda, che quando Eustorgio, giunse, pare, nel cuore dell’Abruzzo da un bosco uscì un grosso lupo affamato, che sbranò uno dei due buoi, compromettendo in tal modo la continuazione del viaggio.
Sempre stando alle cronache, il vescovo, nel suo inquieto cammino, senza perdersi d’animo, riuscì ad ammansire e a domare il lupo feroce, e poi a convincerlo, con sagacia e bontà, di prendere il posto rimasto vacante, dell’animale morto, e così a proseguire, semplicemente trainando il carro verso la citta di Milano.
In tal modo il carro, con le sacre spoglie, poté raggiungere finalmente Milano. quando i furono approntate e si rafforzarono le nuove difese della città, dal punto di vista militare, da parte di Mastro Guintellino. In quell’occasione, come riferito da alcune cronache del tempo, si decise, per meglio proteggere le preziose spoglie, di trasferirle nel sotterraneo del campanile di San Giorgio al Palazzo, all’interno della pesante arca di pietra.
Le fonti testimoniano inoltre, che negli anni, le reliquie dei leggendari re Magi, furono veneratissimi dai milanesi in quanto, con convinzione popolare, e con grande devozione dei fedeli, ritenuti dei miracolosi talismani contro i malefici, ed essi rimasero nella chiesa dal IV fino al XII secolo.
Al di là dei singoli episodi, nel marzo del 1162, Federico I, detto “il Barbarossa”, dopo un lungo assedio e dopo aver distrutto Milano, e imposto non poche umiliazioni ai cittadini ambrosiani, smantellando mura e distruggendo casa per casa, spogliandola di tutti i suoi beni, (in questa fase storica si dice che quando la città di S.Ambrogio, fu rasa al suolo, l’imperatore inferocito, le sparse sopra del sale, come per dire che lì non sarebbe più ricresciuto nulla) trafugò i preziosi resti dei re Magi e li portò direttamente a Colonia, deponendoli, le sacre reliquie, nella cattedrale in Germania, nella Chiesa di San Pietro all’interno di un’urna d’argento.
Da quel che si sa, per secoli la città di Milano cercò di tornare in possesso di almeno di una parte delle venerate reliquie.
I cittadini milanesi, chiesero più volte la restituzione delle ossa dei re Magi, se non proprio tutte, almeno un parte delle reliquie, ma senza alcun successo. Prima con Ludovico il Moro, poi con l’intervento di papa Alessandro VI, inoltre vi fu anche la richiesta del re Filippo di Spagna. Invano nei secoli successivi, si interessarono perfino altri due papi Pio IV e Gregorio XIII, per poi arrivare all’arcivescovo Carlo Borromeo e Federico Borromeo.
Soltanto nel 1904, in occasione della festa dell’Epifania, dopo secoli e secoli di vane di richieste di restituzione, l’ arcivescovo milanese, Cardinale Andrea Carlo Ferrari, grazie a un accordo con l’arcivescovo di Colonia, Antonius Fischer, riuscì a far restituire alla città di Milano alcune ossa, almeno un contentino delle reliquie trafugate (pare due fibule, una tibia e una piccola vertebra), reliquie, oggi rinchiuse in un memorabile scrigno, nella basilica di Sant’ Eustorgio, su un’urna bronzea, posta sull’altare della cappella a loro dedicata.
A proposito dei re Magi, (e per conoscere meglio la realtà della tradizione milanese), ogni anno, nella notte dell’Epifania, a Milano è molto seguito un grande corteo religioso, “il mito dei tre re Magi”, che rievoca il viaggio dei tre re, dal Duomo alla Basilica di Sant’Eustorgio, con figuranti, riccamente vestiti nei costumi storici e raffinati dell’antico Oriente.
Lo spettacolo della celebrazione, della notte dei re Magi e la processione, con una grande folla di spettatori, con tutte le sue caratteristiche, sono un momento importante della vita religiosa della città meneghina, che poi si conclude di solito con l’omelia del cardinale arcivescovo di Milano, con la sua benedizione e la consegna dei regali ai bambini.
Tutta la basilica di Sant’Eustorgio è costellata da una stella a otto punte, punte, emblema della stella che guidò i re Magi, per giungere al Salvatore, il Messia, che avrebbe sconfitto il Maligno, principe delle tenebre.
Una piccola curiosità in riferimento ai re Magi. Uno solo dei quattro vangeli, quello di Matteo, li nomina, senza nemmeno specificare chi, e quanti fossero. Di loro si sa solo, davvero poche informazioni canoniche. In un antico manoscritto del VII secolo si dice che i Magi erano tre e si chiamavano Bithisarea, Melchior, Gathaspa. Un vecchio vangelo apocrifo armeno o arabo li tramanda invece come, Melkon, Gaspar, e Balthasar, e li fa diventare dei sovrani di lontani popoli orientali. Infine i misteriosi personaggi, dal IX secolo divennero noti con i nomi di Gaspare, Melchiorree Baldassarre, e così da allora sono rimasti molto importanti nella nostra tradizione cristiana, anche se nell’antica Milano erano (da una notizia non verificabile e molto incerta) invece conosciuti con quelli di Dionigi, Rustico e Eleuterio, nomi con i quali furono chiamati dai milanesi per alcuni secoli.
Inoltre, esiste anche una piccola chiesa, quasi sconosciuta a molti, intitolata ai Santi Re Magi, e si trova nella periferia nord-est di Milano, e precisamente in via Regina Teodolinda, nel comune di Cimiano, ed è sussidiaria della parrocchia di San Giuseppe dei Morenti.
Dunque, al di là, di queste notizie e curiosità, e dei re Magi a parte, ora torniamo ancora a parlare della basilica di Sant’ Eustorgio, che si dice, da un detto popolare, o secondo la una leggenda, che sarebbe stata la prima cattedrale della città di Milano.
(fine prima parte)
