“A Milano e provincia ci sono 7.469 positivi, più 574 casi ma molto meno rispetto a ieri che erano 848. A Milano città sono 3.900, più 261, ieri la crescita comunicata era di 210”. Lo ha detto ieri l’assessore regionale al Welfare Giulio Gallera in video conferenza stampa per fare il punto sull’emergenza coronavirus in Lombardia
– “C’è un dato confortante a cui noi attribuiamo un grande ruolo. In tutti i pronto soccorso si registra una riduzione degli accessi, in alcuni casi lieve, in altri maggiore” Si parla ad esempio di una riduzione “addirittura del 30% al San Matteo” e, a Lodi, ha proseguito “per la prima volta i dati delle persone arrivate al Pronto Soccorso per motivi diversi dal Covid sono maggiori di quelle Covid”. “In alcuni casi sembra quasi un ritorno alla normalità, anche se siamo siamo molto lontani – ha commentato – ma un miglioramento c’è”. Si tratta, afferma, di “un primo dato che deve far credere che gli sforzi stanno dando risultati. Nei nostri ospedali si inizia un po’ a tirare il fiato”.
“Abbiamo commesso errori? Sicuramente, ma abbiamo sicuramente dato il massimo. Sono 36 giorni che lavoriamo con intensità pazzesca. A testa bassa apriamo posti in terapia intensiva, riconvertiamo reparti assistiamo sul territorio i medici di medicina generale, si commettono errori? Sicuramente con la velocità con cui lavoriamo, ma – ha assicurato Gallera – abbiamo sicuramente sempre dato il massimo.
Durante la video conferenza l’assessore al Welfare ha parlato anche delle “‘unità speciali di continuità assistenziale‘ (USCA) di medici che su indicazione dei medici di medicina generale visiteranno i pazienti”, già partite in questi giorni “in alcune aree della bergamasca e del pavese” e che da martedì saranno operative in tutta la Lombardia. I medici di medicina generale, che dipendono direttamente dal ministero della Salute, hanno chiesto con un provvedimento governativo di essere più tutelati e di fare consulti di carattere telefonico, per questo saranno attivate unità di 2-3 medici che su segnalazione dei medici di base compiranno “dalle 6 alle 10 visite giornaliere su quei pazienti più problematici perché siano auscultati o sottoposti a radiografie ed ecografie polmonari a domicilio”. Inoltre, i pazienti in condizioni non così gravi da essere ricoverati in ospedale, ma che non possano restare al proprio domicilio perché in alloggi non idonei o con altre persone saranno collocati in strutture di “degenza di sorveglianza”, come ne sono già state aperte a Bergamo (dove sono ospitate 90 persone) e a Brescia. “Rafforziamo in maniera significativa l’attività sul territorio – ha spiegato Gallera -perché al di là del tampone vogliamo prenderci cura di tutte le persone che hanno delle condizioni con piccoli sintomi, da tenere monitorate, è una misura che tutte le Ats stanno mettendo in campo con una grande alleanza sul territorio”.
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