Il mito “lavoro a Milano” si incrina. Che fine faranno i nuovi licenziati?

Milano

Milano, o meglio il modello Milano sta presentando sbavature preoccupanti. Inutile avere un rappresentante vigoroso come Sala, superfluo decantare solo ciò che appare in un catalogo, rimane una realtà composita che rende la città insicura e degradata……. Ma senza voler evidenziare l’inferno della Centrale, l’abbandono in periferia, anche la grande attrattiva del lavoro ha i suoi buchi neri. Davanti alle strombazzate multinazionali che, come Starbucks, hanno aperto nuove vetrine in centro e alle “Firme” prestigiose che occupano la Galleria con altri prestigiosi affitti, c’è una moltitudine di disoccupati o mal pagati che passano il tempo con un bicchiere in mano in un bar in zone decentrate. Impossibile che un top manager con poca memoria capisca che cosa rappresenta la fame. Eppure elenca il “Primato Nazionale”      che a Milano “Chi proprio se ne va è la multinazionale giapponese Fujitsu, la principale società nipponica di Ict (Information and Communication Technology), che ha annunciato la chiusura delle proprie sedi di Milano e Roma, con almeno un centinaio di lavoratori che finiranno in mezzo a una strada solo nel capoluogo lombardo. Guai in vista pure per i dipendenti di un altro grande colosso, Vodafone, che ha comunicato ai sindacati un piano nazionale che prevede 1.130 esuberi (che diventano 1.600 con le posizioni part-time). Una bella botta se si considera che in Italia i dipendenti della compagnia sono circa 7.000, di cui ben 2.300 a Milano. Se si cambia settore, passando a un altro, peraltro altrettanto significativo per la vocazione della città, la musica non cambia. Pessime notizie, infatti, arrivano anche dalla moda. Calvin Klein, notissimo marchio americano, ha annunciato il licenziamento di tutti gli 84 dipendenti della sede di viale Umbria. Si tratta di una scelta, dice la società statunitense, votata al “rilancio dell’azienda”. Ma si possono considerare anche i negozi chiusi, quelli che stentano a vivere per gli eterni cantieri aperti ecc. Anche questi fanno parte del modello di una Milano smart?

Anna Ferrari

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