Il dibattito dei Vice e la lunga incomprensione

Esteri

Milano 6 Ottobre – Nella tradizione degli ultimi cinquanta anni, in Usa, c’è sempre stato un dibattito tra i candidati Vice Presidenti. Per carità, è un po’ come la Serie B, però ha degli elementi di interesse in ogni caso. In questo caso sono in sostanza due: ha vinto il Repubblicano ed i media continuano a non capire cosa stia succedendo in queste elezioni.

Trump non sta passando un momento brillantissimo. Il dibattito non gli è andato bene ed i sondaggi sono stati veloci nel punirlo. È la teoria del momentum. Il momentum è una cosa tutta Americana. In sostanza, se vinci inizi a vincere e più vinci più probabilità ci sono che continui a vincere. È un fenomeno perché, solitamente, ci si aspetta che la gente voti per convinzione. Quando qualcuno non lo fa, la cosa risalta. È insolita, quanto meno. Si vede che questi non sono Italiani. Qui tutti si spostano in funzione del vincitore, vero o presunto, quindi a risaltare è chi vota con convinzione. Per questo il netto 48 a 42 al termine del dibattito, nei sondaggi istantanei della CNN è incoraggiante. Sposta la lancetta. E dimostra che Pence, vice di Trump, ha una solida impostazione conservatrice che va a bilanciare genio ed estro del suo Candidato Presidente. L’avversario è invece troppo nervoso e non ha mostrato mezzo contenuto. Fornendo un enorme assist al magnate Repubblicano.

Il secondo punto interessante è che questo dibattito mette allo scoperto il nervo di queste elezioni. Questo dibattito è stato facile da analizzare. Tutti i protagonisti fanno parte del sistema. I temi toccati, le frasi dette ed i contenuti erano usuali e familiari. Il verdetto è stato chiaro e non contestato. Tutto il contrario di quanto successo tra Trump e la Clinton, quando i sondaggi meno ortodossi avevano impietosamente ribaltato quelli tradizionali. Non un paio di volte. Ma in decine di casi. Dimostrando, senza tema di smentita, che ci sono dei problemi ad intercettare il sentiment profondo dell’America. Questo non vuol dire che Trump abbia già vinto, vuol dire però che stiamo tutti navigando a vista. Il dibattito dei vice, in questo scenario, appare come un’isola di serenità in cui attendere la fine della tempesta. Dice correttamente thehill.com che la vittoria dipenderà interamente da Trump ed in parte dagli errori della sfidante. Ma dipenderà anche moltissimo da quanto l’America profonda deciderà di svegliarsi e recarsi a votare. Ha dormito otto anni, sazia della salvezza donata con due mandati Bush garantita al mondo Occidentale. Ma i suoi sogni si sono tinti di rosso ed hanno fatto infiltrare la paura.

Il gigante inquieto si sta svegliando. Ce la farà in tempo? Lo scopriremo a breve.

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