Siamo a Milano, nel Municipio 8, tra via della Pecetta e via Principe Eugenio. Un anno dopo il nostro primo sopralluogo, torniamo nel bunker ferroviario abbandonato: un luogo dimenticato dalla memoria ufficiale, ma non certo disabitato. All’esterno, la scena è “mezzo curata e mezzo dimenticata”: l’erba è stata tagliata, i cespugli potati, e degli alberi restano solo le radici. Ma basta guardare meglio per scoprire che il terreno nasconde ancora rifiuti, resti di bivacchi e ogni genere di schifezza urbana. Alle spalle del manufatto, il muro racconta il resto: avanzi di cibo, spazzatura, feci, urina e colpo di scena un telaio di scooter smontato e coperto da un telo di plastica , come se qualcuno contasse davvero di tornare a riprenderlo. Davanti all’ingresso, il cattivo presagio è servito: le porte, chiuse solo per finta, hanno la serratura manomessa. È un invito silenzioso a scendere, ma solo per chi sa dove mettere i piedi. Le scale ripide ci portano in un mondo parallelo: tre livelli sotterranei, bui, umidi, e sempre più inquietanti. Graffiti freschi, resti di pasti, lattine, vestiti abbandonati, pacchi dal contenuto ambiguo — quelli che preferisci non aprire. Il bunker si conferma un rifugio perfetto per chi cerca riparo dal freddo, dalla pioggia e soprattutto dagli sguardi indiscreti. Riemergiamo in superficie con la solita domanda: un anno è passato, ma qui sotto il tempo si è fermato. E non è tutto. La prossima settimana… il continuo.
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