La politica non è teatro: grave la protesta pro-Palestina in Consiglio comunale

Milano

Un’aula istituzionale non è un palcoscenico per l’agitazione politica, e quanto accaduto lunedì 3 novembre in Consiglio comunale a Milano rappresenta un episodio grave e inaccettabile. Una decina di attivisti pro-Palestina ha interrotto i lavori dell’assemblea cittadina, durante gli interventi liberi dei consiglieri, per leggere i nomi di abitanti di Gaza uccisi dopo il cessate il fuoco.

Un gesto plateale, che ha trasformato un luogo di rappresentanza democratica in una scena di protesta militante. Gli attivisti – secondo quanto riportato – chiedevano che il Consiglio desse immediata attuazione all’ordine del giorno approvato nelle scorse settimane, in cui si invitava a valutare la sospensione del gemellaggio tra Milano e Tel Aviv in caso di “significative violazioni del cessate il fuoco”. Da qui le urla e le accuse: “Definisci significativo”, hanno gridato, promettendo di tornare nelle prossime sedute per continuare la lettura.

La libertà di espressione è un principio sacro, ma non può trasformarsi in prevaricazione. Il Consiglio comunale è il luogo in cui si discute, si vota, si rappresentano i cittadini nel rispetto delle regole. Bloccare i lavori, interrompere gli interventi, utilizzare la sofferenza di civili innocenti per fini di pressione politica significa mancare di rispetto non solo alle istituzioni, ma anche alla stessa causa che si dichiara di voler sostenere.

Milano è città di dialogo e di pace, non di forzature ideologiche o di gesti dimostrativi che nulla hanno a che vedere con il confronto democratico. È legittimo chiedere che la politica rifletta, discuta, decida: ma è altrettanto necessario che lo faccia nel rispetto delle forme e dei luoghi che la Costituzione assegna.

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