Il sindaco Beppe Sala bacchetta il Consiglio comunale per le polemiche sugli Ambrogini, mentre Margherita Cioppi, attivista milanese salita sulla Flotilla, rifiuta la candidatura proposta dai consiglieri Carlo Monguzzi e Beatrice Uguccioni.
“Gli Ambrogini sono prerogativa del Consiglio comunale”, da un lato. Dall’altro “però è mio dovere ricordarvi il regolamento”. Con una storia su Instagram — sfondo beige, caratteri rosa acceso e una foto dell’Ambrogino d’Oro — il sindaco interviene a gamba tesa su un dibattito che da giorni infiamma Palazzo Marino.
“Da sindaco non propongo nomi e non partecipo alla decisione”, premette. “Però è mio dovere ricordarvi il regolamento”, aggiunge, citando il passaggio che stabilisce come possano essere premiati solo “coloro che… con particolare collaborazione alle attività della pubblica amministrazione, con atti di coraggio e di abnegazione civica abbiano in qualsiasi modo giovato a Milano”.
Poi la stoccata: “Care Consigliere e cari Consiglieri, il regolamento (che avete fatto voi) va rispettato. Volete, per fare solo un esempio, candidare Trump? Fatelo, ma ricordatevi che la politica per prima deve rispettare le regole. A partire dalle regole che si è autonomamente data”.
Il riferimento non è casuale. Nei giorni scorsi il leghista Samuele Piscina ha candidato Donald Trump “per il suo contributo alla pace in Medio Oriente”, mentre la proposta di Monguzzi e Uguccioni di premiare la Global Sumud Flotilla — la rete internazionale di attivisti che tenta di rompere il blocco di Gaza — ha scatenato un putiferio. L’avvocata Annamaria Bernardini de Pace ha minacciato di restituire l’Ambrogino ricevuto dieci anni fa, mentre da destra si sono levate accuse di “militanza travestita da solidarietà”.
A chiudere, stamattina, è arrivato il colpo di scena: Margherita Cioppi, capomissione dell’Arci e dell’equipaggio della barca Karma che ha partecipato alla Flotilla, si è sfilata dalla corsa.
“Non penso che in questo momento si possa accettare questa onorificenza”, ha scritto su Facebook. “Il Comune di Milano non ha ancora reciso il gemellaggio con Tel Aviv. Ringrazio Monguzzi e Uguccioni per la proposta, che mi fa pensare che ci siano barlumi di speranza a livello istituzionale. Ma non è con le onorificenze che si dimostra da che parte stare, bensì con le azioni concrete”.
Un gesto che ha il sapore della coerenza e della protesta insieme: “Fino a quando il Comune non si muoverà per porre fine a quel gemellaggio (e agli accordi con Israele, come al mancato embargo a un paese belligerante), mi parrebbe piuttosto complicato accettare qualsiasi onorificenza”.
Nel giorno della chiusura delle candidature, Milano si ritrova così divisa tra chi invoca il rispetto delle regole e chi chiede coerenza politica e morale.
Gli Ambrogini, come sempre, raccontano molto più delle benemerenze: raccontano che città è — e che città vuole essere.

Giornalista pubblicista, opera da molti anni nel settore della compliance aziendale, del marketing e della comunicazione.