Il 24 settembre scorso si è svolto a New York il vertice delle Nazioni Unite sul clima. Quasi 100 Paesi, inclusi 40 Capi di Stato e di Governo, hanno annunciato o rafforzato nuovi obiettivi climatici in vista della COP30 di Belém, con impegni che coprono due terzi delle emissioni globali e puntano a accelerare la transizione energetica, la resilienza e il finanziamento dell’azione climatica. Questo vertice verrà sicuramente ricordato come il momento centrale in cui la Cina ha definitivamente sostituito l’Occidente alla guida della transizione energetica globale.
La Cina aumenta di sei volte la capacità installata delle fonti di energia rinnovabile
Durante il vertice, il presidente cinese Xi Jinping ha annunciato l’obiettivo primario per la riduzione delle emissioni di gas serra del paese, che entro il 2035 dovrebbe calare di una quota compresa tra il 7% e il 10% rispetto al picco massimo. Per raggiungerlo, la Cina ha intenzione di aumentare di sei volte la capacità installata delle fonti di energia rinnovabile rispetto al 2020.
Per gli scienziati questo non sembra essere ancora sufficiente a garantire il rispetto dell’obiettivo delle Nazioni Unite di azzerare le emissioni nette entro il 2060. Se lo sviluppo delle energie rinnovabili nel paese proseguirà al ritmo attuale, l’obiettivo potrebbe essere raggiunto in anticipo, com’è successo per quello sul picco delle emissioni, che avrebbe dovuto essere toccato entro il 2030 e sarà probabilmente superato già quest’anno.
L’aspetto più importante dell’annuncio è che il paese con le più alte emissioni al mondo ha confermato di essere determinato a proseguire sul percorso che nel giro di pochi anni ne ha fatto il motore industriale della transizione energetica mondiale, e sembra pronto ad assumere anche il ruolo di leader degli sforzi diplomatici internazionali contro il cambiamento climatico.
Cina vs. Usa
Il presidente Cinese, durante la conferenza ONU, ha criticato l’atteggiamento del presidente statunitense Trump, che sin dal primo giorno del suo mandato ha da sempre criticato il cambiamento climatico, considerandolo una truffa e invitato gli altri paesi ad abbandonare la transizione energetica e comprare più combustibili fossili dagli Stati Uniti.
Pur non rinnegando apertamente il suo impegno per il clima, anche l’Europa sembra aver definitivamente smarrito l’ambizione a svolgere un ruolo di primo piano.
Prossimo appuntamento: COP30 a Belém, in Brasile
Come gli altri firmatari degli accordi di Parigi, l’Unione dovrà presentare un nuovo piano per la riduzione delle emissioni in vista della conferenza delle parti (Cop30) che si aprirà a novembre a Belém, in Brasile.
La Commissione avrebbe voluto annunciare i nuovi obiettivi al vertice sul clima, ma non sembra esserci un governi che abbia trovato un accordo con gli altri. Gli stati, sembrerebbe abbiano portato avanti un obiettivo – neanche così definito – in maniera blanda con una riduzione compresa tra il 66 e il 72 per cento rispetto ai livelli del 1990.
Con la COP30 ormai vicina, il Segretario Generale ha esortato tutti i Paesi che non hanno ancora finalizzato i propri NDC a farlo senza indugi: “La COP30 in Brasile deve concludersi con un piano di risposta globale credibile per rimetterci sulla giusta traiettoria.”