Marco Rizzo al Fenix

Marco Rizzo a Fenix: “Kirk? Un eroe della libertà di parola”

Attualità

Marco Rizzo sale sul palco di Fenix, la kermesse organizzata da Gioventù Nazionale, quindi parla con il Secolo d’Italia.

E a Marco Rizzo bastano poche battute per far capire quanta distanza lo separi ormai dalla “sinistra mainstream”, quella del Partito democratico ma anche i 5 Stelle o Alleanza Verdi e Sinistra.

Eppure è l’ultimo storico comunista, fondatore di Democrazia Sovrana Popolare, etichettato come “rossobruno” dai salotti buoni progressisti, subito, da il suo giudizio su Charlie Kirk. Dipinto dai liberal di casa nostra come un orco, un fascista, un razzista, un pericolo pubblico da Elly Schlein e compagni. Dimostra obiettività di pensiero. Rizzo difende la libertà di parola, d’espressione come un paradigma assoluto. Al di là delle ideologie di parte e delle convenzioni pretestuose. Ecco le sue parole per ribadire la somma importanza della libertà.

“Un giovane disposto a parlare alla sua generazione va rispettato” mette subito in chiaro Marco Rizzo su Charlie Kirk al Fenix.

Definisce Kirk “un eroe”, un paladino della libertà di parola anche qualora le idee proposte possano essere urticanti o “scorrette”. D’altronde, il problema è proprio il “politicamente corretto”, perché “viene acclamato dalla gente che sostiene la balla del cambiamento climatico, tanto per fare un esempio”. In questo senso, Rizzo si ritrova come compagno di lotta addirittura Donald Trump, che “sta per smantellare il centro di comando woke in Occidente. La libertà di espressione un concetto rivoluzionario. Io ho litigato con i miei segretari di partito, ma non ho mai perso. Semmai ho pareggiato”.

In Italia, l’omicidio politico di Kirk è stato accolto da gelo, se non addirittura da parole equivoche. “Quando ci sono attentati di questo tipo e viene fuori che l’assassino è un pazzo, vuol dire che il complotto è molto più ampio – riflette Rizzo -. Io sono convinto che il killer di Charlie Kirk sia stato voluto da uno Stato profondo. Si tratta di un segnale contro la politica applicata oggi dalla Casa Bianca. In questi ultimi tempi sono successe molte cose strane: a luglio del 2024 hanno sparato a Donald Trump e nello stesso anno anche al presidente slovacco Robert Fico. Credere che questi non siano atti intimidatori, vuol dire non avere la contezza di ciò che sta succedendo”.

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