La Giornata Internazionale contro i Test Nucleari, istituita dalle Nazioni Unite. Ha l’intento di richiamare l’attenzione della comunità internazionale sugli effetti devastanti che le esplosioni nucleari, anche a scopo sperimentale, hanno avuto e continuano ad avere sull’ambiente, sulla salute e sulla stabilità globale.
Questa ricorrenza si fonda su due accordi fondamentali per la sicurezza internazionale: il Trattato sulla messa al bando totale degli esperimenti nucleari (CTBT), che proibisce qualsiasi esplosione nucleare, sia militare che civile, in ogni ambiente; e il Trattato di Non Proliferazione Nucleare (TNP), firmato nel 1968 ed entrato in vigore nel 1970, che si articola attorno a tre pilastri: disarmo, prevenzione della diffusione delle armi nucleari e promozione dell’uso pacifico dell’energia atomica.
È necessario ribadire con forza che il possesso e l’eventuale impiego di armi nucleari rappresentano una minaccia non solo per i singoli Paesi, ma per la sopravvivenza dell’intera umanità.
In questo senso, il compito morale e politico di promuovere il disarmo compete a tutte le nazioni, ma in modo particolare a quelle che, per storia e tradizione cristiana, hanno il compito di dare attuazione concreta ai valori di pace e giustizia racchiusi nel Vangelo. Le stesse però, ad oggi, purtroppo, detengono oggi circa il 90% degli armamenti nucleari esistenti. Di fronte a questo fatto, l’impegno verso un autentico cammino di disarmo non può essere rimandato. È necessario ritrovare le radici spirituali e culturali della convivenza pacifica, alla luce del messaggio evangelico. È quanto auspicava anche il compianto Papa Francesco, quando parlava di una “Terza guerra mondiale a pezzi” già in atto, denunciando l’indifferenza e l’immobilismo della comunità internazionale.
In questa prospettiva, noi di Civiltà dell’Amore, per il prossimo 15 settembre ad Assisi, stiamo organizzando una conferenza internazionale che vedrà la partecipazione di esperti e rappresentanti provenienti da diversi Paesi.
L’obiettivo dell’incontro sarà quello di promuovere un confronto costruttivo volto alla riconversione degli arsenali atomici in strumenti di sviluppo e cooperazione. La scelta della città di San Francesco, simbolo universale di pace e fraternità, vuole rappresentare un segnale forte: è possibile e necessario costruire un mondo libero dalla minaccia nucleare, dove il dialogo tra i popoli prenda il posto della deterrenza e della minaccia reciproca. Solo così si potrà restituire speranza alle future generazioni.
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