Telecamere in condominio: il Garante cambia tutto. E l’Amministratore?

Attualità

Immaginate questa scena: è tarda sera e, davanti al portone di un condominio, si verifica un episodio insolito. Uno sconosciuto entra, si aggira nei pressi del cortile, ma non compie alcuna azione evidente. Un condomino, allarmato, chiede di visionare le immagini: vuole capire chi fosse, cosa stesse facendo, se la sicurezza del garage sia stata compromessa.

Un fatto banale? Tutt’altro. È da qui che parte la mia riflessione sulla protezione dei dati personali in ambito condominiale, una questione che riguarda quotidianamente milioni di italiani.

Il 10 aprile 2025, con il provvedimento n. 209, il Garante per la protezione dei dati personali ha avviato una consultazione pubblica destinata a rivoluzionare la gestione dei dati nei condomìni. Non si tratta più di raccomandazioni generiche: le nuove linee guida ridefiniscono ruoli e responsabilità, ponendo l’attenzione sulla figura dell’Amministratore di condominio.

Il cambiamento è significativo. Finora, gli Amministratori si sono mossi in un contesto normativo frammentato, in cui la gestione della privacy era spesso demandata o interpretata con flessibilità. Le nuove disposizioni eliminano le incertezze, introducendo regole chiare e maggiori obblighi.

E’ noto che per installare telecamere occorra una delibera assembleare con la maggioranza dei presenti che rappresentino almeno metà dei millesimi. È noto che l’impianto debba essere proporzionato e limitato alle aree comuni, evitando riprese su cortili privati o su strada pubblica, salvo eccezioni. Ma ciò che cambia profondamente è la responsabilità quando qualcosa va storto.

Le citate linee guida superano definitivamente il vademecum privacy del 2013, che relegava l’Amministratore al ruolo di responsabile del trattamento. Il provvedimento recepisce invece l’orientamento giurisprudenziale più recente, che attribuisce all’Amministratore un ruolo più articolato, talvolta autonomo.

Qui sta il cuore della questione: l’Amministratore non può più essere visto solo come un esecutore di direttive altrui. Spesso, infatti, svolge compiti imposti dalla legge che lo configurano come titolare autonomo del trattamento, con tutte le responsabilità che ne derivano.

Non è una sottigliezza giuridica, ma un vero cambio di paradigma che avrà ricadute concrete su migliaia di Amministratori in tutta Italia.

Il mutamento impone un ripensamento organizzativo, a partire dalla gestione della responsabilità. L’Amministratore deve ora distinguere con precisione i casi in cui agisce come titolare e quelli in cui è Responsabile per conto del condominio. La distinzione è di rilievo, atteso che in caso di violazione dei dati, le conseguenze legali cambiano radicalmente a seconda del ruolo.

Torniamo allo sconosciuto nel cortile. Quando un condomino chiede di visionare le registrazioni, l’Amministratore non può più affidarsi a valutazioni sommarie. Deve seguire una procedura precisa, che consideri i diritti di tutti gli interessati, i tempi di conservazione, le finalità del trattamento e la proporzionalità della richiesta. Si tratta di un approccio strutturato che diventa parte integrante della sicurezza.

In conclusione, a mio avviso, le citate disposizioni non rappresentano solo un aggiornamento della materia, ma segnano un’evoluzione della professione. L’Amministratore di condominio del 2025 deve unire competenze tecniche tradizionali a solide conoscenze in materia di privacy, gestione del rischio e tutela dei diritti.

Il messaggio del Garante è chiaro. L’epoca dell’improvvisazione è finita. È il momento di una nuova professionalità in cui la protezione dei dati personale assume un ruolo centrale.

Avv. Simona Maruccio

simona@maruccio.it

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