Move-In rinviato di un anno: quando le scelte di Sala penalizzano i cittadini e non risolvono nulla

Milano

Ancora una volta, il Comune gioca con il calendario delle restrizioni alla circolazione, lasciando i cittadini nell’incertezza più totale. Il sindaco Beppe Sala ha annunciato con una nota che l’obbligo del Move-In per moto e scooter slitterà di un anno. La giustificazione? «Troppi veicoli inquinanti in circolazione» e «necessità di dare più tempo ai cittadini per adeguarsi». Tradotto: le regole che loro stessi hanno imposto erano irrealistiche e impraticabili, e ora cercano di correre ai ripari.move-in

Il sistema Move-In – la famigerata scatola nera che ti “concede” qualche chilometro in deroga, come un’elemosina di libertà a pagamento – è il simbolo di una politica che non tutela l’ambiente, ma burocratizza la vita dei cittadini. Prima ti impongono vincoli, poi li rinviano, poi li complicano con deroghe a chilometri contati. Non è transizione ecologica, è un intricato gioco dell’oca fatto di ordinanze, adesivi e scatole nere. Chi paga? Sempre e solo chi deve andare a lavorare, chi usa lo scooter per spostarsi in città, chi non ha migliaia di euro per cambiare mezzo ogni due anni.

Non basta: il rinvio riguarda solo moto e scooter, ma si inserisce in un quadro già confuso, dove Regione e Governo posticipano i divieti per i diesel Euro 5 al 2026. Risultato? Una giungla normativa che cambia di mese in mese, mentre l’amministrazione comunale si vanta di “scelte responsabili”. Quali scelte? Blocchi annunciati e poi congelati, regolamenti scritti e riscritti, transizioni che non partono mai.

Eppure, i dati sulla qualità dell’aria sono sotto gli occhi di tutti: Milano continua a superare i limiti europei per il PM10 e il biossido di azoto. Dunque, questi continui stop-and-go non servono a nulla, se non a dimostrare l’incapacità cronica di pianificare. L’ambientalismo da salotto di Palazzo Marino crea solo disagi e costi, senza migliorare davvero l’ambiente.

Perché non dire le cose come stanno? Il Comune vuole controllare la mobilità dei cittadini, restringere la libertà di movimento e imporre un modello di città per pochi, fatta di monopattini, zone a traffico limitato e parcheggi sempre più cari. Chi non si adegua resta fuori, come ai tempi dei dazi.

E allora diciamolo chiaramente: questa politica delle restrizioni a singhiozzo non è seria. È una presa in giro per chi ogni giorno deve spostarsi per lavorare, accompagnare i figli, vivere la città. Un’amministrazione che proclama obiettivi ecologici ma poi li rimanda per un anno, due anni, senza mai risolvere il problema, non è una guida credibile. È solo un ostacolo alla libertà di chi Milano la abita davvero.

2 thoughts on “Move-In rinviato di un anno: quando le scelte di Sala penalizzano i cittadini e non risolvono nulla

  1. Quando con la scusa dell’ecologia si penalizzano i cittadini meno abbienti, l’ecologia non è un bene comune ma un’attacco a chi già annaspa.
    A Parigi, notizia tenuta semi-nascosta dai quotidiani e mezzi di informazione italiani, sono state eliminate le zone così dette a basse emissioni poiché inique.
    Qui invece, secondo Sala, Milano deve diventare la città dei ricchi dove solo chi può cambiare auto come si cambiano le mutande ha spazio per vivere.

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