4.500 famiglie nel limbo, un anno di cantieri bloccati e vite sospese

Milano

Un anno fa, il blocco dei cantieri a Milano a seguito dell’inchiesta urbanistica ha gettato nell’incertezza 4.500 famiglie, intrappolate in un limbo fatto di attese, mutui attivi e sogni infranti. Mercoledì sera, davanti a Palazzo Marino, il Comitato Famiglie Sospese – Vite in attesa ha celebrato con amara ironia il primo “compleanno” di questa paralisi, chiedendo risposte e soluzioni concrete.

“Chi ha sbagliato è giusto che paghi, ma per ora stanno pagando solo le famiglie,” ha dichiarato Filippo Maria Borsellino, portavoce del Comitato e acquirente di uno degli appartamenti delle Residenze Lac. Come lui, Maristella Ghiazza, medico in pensione, ha investito i suoi risparmi per un trilocale allo Scalo House. “La Procura fa il suo dovere, ma non può farlo bloccando venti cantieri: noi siamo come quelli mandati in guerra in prima linea,” ha affermato, mostrando un cartellone che simboleggia il contrasto tra il sorriso iniziale e il sequestro del cantiere.

Le storie sono diverse ma il dramma è lo stesso: giovani coppie con figli che hanno lasciato l’affitto per un sogno mai realizzato, anziani, persone con disabilità. Tutte accomunate da un blocco improvviso che ha stravolto i loro piani.

Federico Oriana, presidente di Aspesi Unione Immobiliare, ha sottolineato la complessità della situazione, che coinvolge non solo le famiglie acquirenti, ma anche piccoli imprenditori. La richiesta è chiara: “Non esiste altra soluzione se non una legge nazionale. La situazione è troppo complessa per essere risolta localmente.” La distinzione tra giustizia penale e gestione urbanistica è fondamentale: “La corruzione, se c’è, va perseguita. Ma l’urbanistica è competenza del Comune. Sala avrebbe potuto procedere con un’interpretazione autentica del piano regolatore. Invece ha bloccato tutto. È stato un errore.”

Il Comitato continua a invocare l’apertura di un tavolo di confronto con le istituzioni, ma denuncia la mancanza di “presupposti minimi di chiarezza e responsabilità.” La fiducia nella magistratura resta, ma urge una “tutela concreta per le famiglie coinvolte.”

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