In relazione alle recenti ricostruzioni apparse sulla stampa italiana e internazionale – in particolare alle affermazioni di Yulia Navalnaya e ai contenuti rilanciati da alcune testate – si ritiene necessario precisare che tali narrazioni sono del tutto prive di fondamento, oltre che lesive dell’onorabilità di una delle più straordinarie personalità del panorama musicale contemporaneo: il maestro Valery Gergiev.
Chi conosce da vicino il Maestro sa bene che egli è totalmente dedito all’arte, alla musica e alla solidarietà. Con una media impressionante di due o tre concerti o rappresentazioni operistiche al giorno, Gergiev incarna uno spirito di servizio verso la cultura che pochissimi al mondo riescono a sostenere. Ogni direttore d’orchestra sa quale sforzo mentale, fisico e spirituale richieda un simile ritmo artistico.
La Fondazione in Russia
La sua Fondazione in Russia ha costruito cinque teatri pubblici, anche in aree complesse come l’Ossezia, regione natale del Maestro. Ha sostenuto centinaia di giovani talenti, ha rifornito scuole di strumenti, ha offerto opportunità laddove non esistevano.
Valery Gergiev ha inoltre ricevuto una generosa donazione dalla mecenate Yoko Nagae Ceschina, a seguito di un’amicizia profonda basata su valori spirituali e artistici comuni. Quella donazione è stata interamente destinata a scopi benefici: il patrimonio è stato venduto e impiegato a favore della cultura e dell’educazione.
Quanto ai presunti beni e ricchezze personali, basti dire che il Maestro vive a Mosca in un piccolo appartamento di tre stanze, e a San Pietroburgo possiede sì una bella villa, ma nulla che possa competere con il tenore di vita di diversi colleghi europei, anche italiani, che percepiscono cachet statali superiori ai 600.000 euro per un solo concerto, anche in contesti come Agrigento – Capitale italiana della Cultura – e gestiscono festival finanziati dallo Stato come fondazioni personali, con impieghi per familiari e amici.
Il Marinsky di San Pietroburgo
È dunque profondamente ipocrita e scorretto criminalizzare un uomo che ha costruito uno dei più grandi teatri del mondo – il Marinsky di San Pietroburgo – e che ha dato vita a quattro orchestre interne, formando artisti di livello assoluto come Anna Netrebko.
La Scala di Milano
La Scala ha scelto di aprire la stagione con Lady Macbeth del distretto di Mzensk, diretta da Riccardo Chailly, nel cinquantenario della morte di Šostakovič. Gran parte degli artisti proviene proprio dal Teatro Marinsky: è questa la vera cultura internazionale, non l’inutile ideologia.
La criminalizzazione di un popolo e di una civiltà artistica rappresenta un atto gravissimo, una mutilazione della cultura universale, e va respinta con forza da chi crede nel valore dell’arte come ponte tra i popoli.
Per fortuna, le istituzioni culturali italiane dimostrano di non lasciarsi trascinare dall’emotività dei titolisti di Repubblica o dalle ricostruzioni strumentali.
Valery Gergiev merita rispetto per ciò che è: un artista straordinario, un costruttore di bellezza, un servitore della cultura mondiale.
Alberto Veronesi
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