Il Viminale potrebbe rivalersi proprio sul Leoncavallo e Sala ricerca una nuova sede “decorosa” per il centro sociale

Milano

Leoncavallo, esempio decennale di occupazione abusiva, di libertà nel fare profitti senza regole, sede di anarchici e antagonisti, torna prepotentemente nella cronaca di Milano, dopo aver ricevuto una raccomandata del 9 dicembre 2024 che l’Avvocatura dello Stato ha inviato per conto del Viminale all’Associazione delle mamme antifasciste del Leoncavallo, dopo la condanna a risarcire 3 milioni di euro alla famiglia Cabassi per il mancato sgombero della sede di via Watteau.

Se obbligato a pagare, il Ministero dell’Interno si rivarrà sul Leoncavallo. A novembre, infatti,  la Corte d’appello ha condannato il Viminale a risarcire la società Orologio, dei Cabassi, per il mancato sgombero dello stabile, il cui rilascio era stato deciso nel 2003 e confermato dalla Cassazione nel 2010.  Dichiara De Corato “Nel frattempo, le conseguenze di tutti questi rinvii e perdite di tempo che da anni si protraggono, le stanno pagando gli italiani. È ora che la Magistratura, finalmente, trovi una soluzione idonea e faccia assumere le responsabilità a chi impedisce agli ufficiali giudiziari e alle Forze dell’Ordine, di sgomberare questa struttura. Prima avevamo a che fare con migliaia di anarchici. Ultimamente nella sede di Via Watteau occupata e autogestita, ci vivono circa 300 antagonisti e no-global

Sala che fa? Con la sua tolleranza ha autorizzato abusivismo senza batter ciglio, apparendo connivente con l’illegalità e ora dichiara di “essere alla ricerca di una nuova sede comunale idonea e decorosa”.

L’affermazione è spiazzante e pare come la ricerca di un premio all’irregolarità.

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