La biografia romanzata di Goffredo Mameli, patriota e poeta, morto a soli ventuno anni
…L’Italia chiamò». Il bruciante epilogo di un inno che ruba alla poesia la sintesi di una forza a cui si deve obbedire.

Goffredo Mameli spiega al popolo immedesimato dall’immaginario Righetto, il fuoco dei suoi perché e della sua determinazione «E questo è il finale, in crescendo. Dice che le spade di quelli che per interesse si mettono al servizio dell’oppressore austriaco sono deboli, e si piegano come canne battute dal vento. L’aquila disegnata nello stemma dell’impero d’Austria perde le piume e sembra un pollo spennato. L’imperatore austriaco ha succhiato il sangue e tiranneggiato la Polonia e l’Italia alleandosi allo zar di Russia ma il sangue degli oppressi gli ha bruciato il cuore. Stringiamoci in un’unica schiera, pronti a lottare e a morire per l’Italia».
Un ragazzo, Goffredo Mameli con un sogno, con la forza di una visione, con la volontà di un eroe poeta. Un predestinato? Forse o forse semplicemente un giovane illuminato da un’idea, al di là di una realtà contraddittoria, oppressiva. E il “gioco” dei tempi che si intrecciano, le invenzioni narrative dell’autore, quell’immaginare un controcanto “popolare” che esige chiarimenti, è la faccia umana quasi quotidiana di una sensibilità che pure appartiene al giovane. E il racconto si scioglie con avvincente naturalezza, dove “il simbolo” Mameli matura e si manifesta con le azioni, con l’esempio. La vittoria della sua semplicità propulsiva. «Quel ragazzo è un simbolo!», gridò uno, «salvate almeno lui, se non per questa Repubblica sotto assedio e quasi vinta, per la Repubblica che verrà!»
La sensazione di assistere ad una pièce teatrale incalzante, sul filo delle emozioni, capace di catturare i pensieri, di partecipare attivamente a un’odissea dell’anima è il pregio del volume, il “prezzo” prezioso di una lettura avvincente.
E ci sono dei “ferma immagine” di dialogo tra Roma e l’animo umano che raccontano echi di storia “È scesa la sera, Roma si adagia in sfumature rosse e viola che preludono alla notte e lasciano un languore di nostalgia per il giorno passato. Quel giorno in particolare, declina nella malinconia, per le battaglie perse, per lo scompiglio tra i soldati, che pur coraggiosamente hanno tentato il tutto per tutto, a costo della vita.”
“All’improvviso…Roma diventa il teatro della conquista, la terra di un’umanità unita “Repubblica! Repubblica” e la città è l’Italia che si risveglia e “Voci su voci si sovrappongono, si rincorrono…” E Mameli è lì, nell’immaginario di un autore che gli regala la realizzazione del suo sogno. L’impatto della scena corale e della sua presenza offre stupore e commozione. Qualcuno canta “Fratelli d’Italia, l’Italia s’è desta…”
Nene Ferrandi
PER GRAPHOFEEL
“FREME LA VITA, I SOGNI DI GOFFREDO MAMELI”
DI FRANCESCO RANDAZZO

Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano