
Nella Milano antecedente agli sventramenti che interessarono l’area di piazza del Duomo si trovavano tutta una serie di vicoli, strette, contrade e piazzette oggi del tutto perdute e dimenticate; quasi sempre i nomi attribuiti a queste strade erano evocativi dei mestieri che vi si svolgevano, oppure dell’edificio più rilevante che si trovava in quel luogo.
Proprio tra l’antica piazza dei Mercanti e la piccola piazza del Duomo antecedente ai lavori del 1864, si trovava un intero isolato di edifici completamente scomparso e con lui la maglia viaria che vi si sviluppava attorno.
Le quattro strade che circondavano questo vasto isolato erano; contrada della Pescaria Vecchia, stretta delle Mosche, contrada de’ Perfumieri e piazza del Duomo.
Ciascuna delle tre contrade aveva una lunga storia da raccontare.
La Pescaria Vecchia era ovviamente una strada ove si vendeva il pesce sin dai tempi antichissimi in cui il principale mercato della città si svolgeva alle spalle della Cattedrale di Santa Tecla, enorme basilica che si trova di fronte alla Cattedrale di Santa Maria Maggiore, oggi inglobata nel Duomo di Milano.

Per passare dall’antica piazza del Duomo sino al Broletto e a piazza dei Mercanti, si doveva passare sotto un grande arco aperto dentro un edificio, chiamato Porta della Pescaria Vecchia. Il voltone come anche gli antichi edifici che chiudevano il lato est di piazza Mercanti verso la stretta delle Mosche, furono demoliti nel 1887.
La stretta delle Mosche prendeva il nome dall’incredibile quantità di insetti che vi si trovavano per tutti i lunghi mesi caldi dell’anno. Attratti probabilmente dal vicino mercato del pesce, si raggruppavano poi in questo vicolo stretto, buio, afoso e costantemente fangoso. Il suo nome nell’antichità era stretta dei Farinari Vecchi, perchè vi si trovavano alcuni grandi grossisti di farine.
I farinari si spostarono nel corso del Cinquecento di pochi metri più a nord, in quella che in precedenza era nota come contrada de’ Pittori.
La stretta delle Mosche nel corso del Sette e Ottocento divenne nota per il gran numero di case editrici che vi aprirono i loro uffici e stamperie; dei 28 stampatori presenti a Milano nel Settecento, più di dieci si trovavano nel maleodorante vicolo. La spiegazione di una così strana scelta era rintracciabile nel fatto che tutti i librai ed editori avevano sede sul lato ovest del vicolo e che quindi avessero poi un accesso molto più dignitoso e pregevole direttamente su piazza dei Mercanti.

Sul lato opposto della stretta delle Mosche si trovavano alcuni rivenditori di libri e molti negozianti di abiti usati. A metà della stretta si apriva un vicolo strettissimo, senza nome e conosciuto come El Transit; da lì si entrava nel cuore di quell’isolato scomparso, arrivando infine all’Osteria del Popolo, celebre per il Malvasia dolce e ghiacciato che veniva servito a prezzi popolari. Ovviamente.
La contrada de’ Perfumieri era chiamata nel medioevo strettone del Podestà e incuteva timore e reverenza. Vi si trovavano infatti le prigioni della città e dalle piccole finestrelle che si apriva al livello del suolo si sporgevano le magre braccia dei detenuti, che stringendo un sacchetto di tela chiedevano l’elemosina. Per questo nel corso dei secoli assunse il nome di contrada de’ Borsinari.

Quando nel 1605 venne costruito al Verziere il Palazzo del Capitano di Giustizia, il tribunale e le carceri furono trasferiti là. Il nome cadde quindi in disuso e quando nel 1786 la Congregazione dei Profumieri di Milano si installò in un edificio della via, prese il nome di contrada de’ Perfumieri.
Il nome di contrada de’ Borsinari transitò, per motivi a me ignoti, alla via che si trovava alle spalle del Coperto del Figini, quel che restava dell’antica Santa Tecla, bel palazzo che fu demolito nel 1866 per allargare piazza del Duomo.
Una mappa del 1722 che mostra le contrade de’ Perfumari e Pescaria Vecchia e la stretta delle Mosche, che unisce le due, ma senza riportarne il nome. Archivio di Stato di Milano.
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