Lettera aperta ai ragazzi del Manzoni su Israele

Milano

Cari ragazzi,

due riflessioni preliminari: non credo che la Kurva Antifa vi rappresenti. Secondo me siete meglio di così. Seconda cosa, da liberale credo che il diritto di parola sia sacro. Questo mi mette in un universo a parte rispetto alla Kurva, che vorrebbe impormi la Schwa, ma poi piange quando Valditara li vuole in galera per aver esultato di fronte alla strage di Israeliani per mano di Hamas. Io credo che i sessi siano due, i generi non esistano nella realtà e che essere deficienti non sia reato. Tutto ciò premesso, penso anche che più di qualcuno (dei pochi a cui la notizia è arrivata e degli ancora meno a cui è interessata) abbia pensato: se la sono cercata.

Ecco, consentitemi una prima riflessione: alcune vittime sono più vittime di altre nella nostra società. Non farò esempi, ma ci siamo capiti. La famiglia di Sderot a cui uno Shabbat mattina, senza elettricità, senza lavoro, con le prime preghiere sulle labbra che muore per mano di un terrorista palestinese non è così vittima per la Kurva. Loro se la sono sicuramente cercata. D’altronde questi sedicenti Antifa, lo avrete notato anche voi, sono specializzati nel dividere il mondo in caste. Gli eletti del loro mondo hanno ragione in quanto esistono. I dannati hanno torto qualsiasi cosa dicano e facciano. Pure vivere è un torto a qualcuno. E sabato, secondo loro, sono stati solo raddrizzati dei torti. Scrivere queste cose è difficile, fa venire voglia che la stupidità fosse per davvero reato.

Ma restiamo saldi nella nostra idea di libertà. Io però ho una domanda per voi. Se i coloni sono cattivi e oppressori, che colpa aveva Ortel, che era nel deserto di Re’im a ballare in un rave party? Di lei non sappiamo nulla, ma aveva probabilmente 20 anni. Era poco più vecchia di molti di voi. Probabilmente ha manifestato contro il Governo Israeliano e votato una coalizione di partiti di sinistra e arabi. Lei, come molti di voi, probabilmente crede nell’ecologismo, nella svolta verde, nei 51 generi e nella gestazione per altri. Stava partecipando a un rave con dj da tutto il mondo. Perché Ortel, probabilmente, non crede nei confini.

Ortel ha visto i razzi calare dall’alto. Ha sentito le raffiche di mitragliatrici. E altri 260 come lei sono morti. Morti per la sola colpa di essere ebrei (e no, non erano tutti ebrei), Israeliani (e no, non erano tutti Israeliani). Di trovarsi in mezzo al deserto, divertendosi. Danzando. Potevate essere voi quelli che Ortel ha visto morire. Ognuno di voi. Per Hamas non fa alcuna differenza cosa pensate, che pronomi avete, che genere sentite di avere. Per Hamas voi, proprio voi, siete bersagli. E non pensate, per un solo istante, che se uccidervi potesse portare loro qualche beneficio non vi ammazzerebbero senza battere ciglio.

Ora, vi chiedo: è davvero più bello quando succede a Tel Aviv? Siete davvero felici che Ortel, sporca di sabbia e sangue, abbia visto le sue amiche venire squarciate dai missili di Hamas o trapassate da decine di proiettili di Hamas? E fosse successo a voi, avreste chiesto di non vendicarvi? Avreste sostenuto la pace e il dialogo? Siate onesti, per una volta.

Io spero che avrete, quindi, il coraggio di dire assieme a me, senza coercizione o minacce di processi penali, alla Kurva che non sanno cosa sia la democrazia, che non sanno cosa sia la nobiltà d’animo e che sono, ancora e oggi come sempre, dei poveri comunisti.

Con osservanza.

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