Giorgio Goggi: incomprensibile l’entusiasmo per il “no parking day”

Milano
Non condivido l’entusiasmo con cui i giornali hanno salutato il no parking day (chissà perché in inglese? In italiano “giorno senza parcheggio” mi sembra quasi meglio, ma si sa, perché una cosa sia seria deve avere un nome inglese).
Capisco che le strade ripiene di auto sono sgradevoli, ma ancor più sgradevole è avere la necessità di usare l’auto e non trovare parcheggio, problema che assilla molti cittadini milanesi e molti lavoratori che provengono da tutta l’area urbana.
Vale la pena di dire subito che, nell’attuale nostro sistema economico e civile, una quota sempre rilevante di lavoratori ha la necessità di utilizzare il mezzo proprio.
Bisogna pensare innanzitutto ai lavoratori e artigiani che devono trasportare i loro attrezzi (muratori, idraulici, falegnami, mobilieri, eccetera) agli autotrasportatori, e poi la gran massa di corrieri generati dal commercio on-line, migliaia di viaggi che non possono utilizzare il mezzo pubblico.
Possiamo elencare i lavoratori che vengono dall’area urbana circostante e non hanno accesso al trasporto pubblico (e, credetemi, ci sono ancora molte aree del vasto sistema urbano che circonda Milano dove non vi è accesso al trasporto pubblico).
I parcheggi d’interscambio non sono sufficienti e soprattutto, al di fuori di quelli milanesi dell’ATM, gli unici che hanno una giusta dimensione (peraltro spesso insufficienti), ce ne sono pochissimi e di capienza insufficiente (per esempio quello della stazione di Monza ha solo 120 posti).
Alle stazioni delle metropolitane fuori Milano solo qualche striminzita piazza.
Infine ci sono le famiglie milanesi che possiedono automobili e che, anche se sono fortunati e possono utilizzare il trasporto pubblico, solo in alcuni casi possono fare a meno dell’automobile: molte destinazioni non sono raggiungibili con il trasporto pubblico, moltissimi milanesi hanno una parte di famiglia fuori Milano (magari genitori anziani), inoltre l’enorme quantità di centri commerciali che hanno causato la drastica riduzione del commercio di vicinato, richiedono l’accesso con il mezzo proprio, anche solo per la dimensione della spesa che obbligano a trasportare.
Cosicché quasi tutte le famiglie possiedono un auto, e anche molti di quelli che vanno in bicicletta lasciano l’auto posteggiata sotto casa.
E’ possibile evitare o ridurre questi viaggi in auto? Certo, con il trasporto pubblico, con un’ampia dotazione di parcheggi d’interscambio, con un’ampia dotazione di parcheggi interrati urbani, gli unici mezzi che abbiamo a disposizione.
Le biciclette risolvono fino a un certo punto, a prescindere dalle pericolosissime piste ciclabili di Milano, non sono adatte agli anziani, ma, soprattutto, gran parte dei ciclisti ha l’auto sotto casa.
Peccato che il secondo passante previsto del Piano della Mobilità del 2005, che avrebbe connesso tutte le stazioni della Lombardia a Milano non sia mai stato realizzato, che molti parcheggi d’interscambio non siano stati realizzati, che la Giunta Moratti abbia revocato parcheggi interrati per i residenti per circa 20.000 posti.
Che l’ultimo parcheggio d’interscambio progettato nel Sud Milano dalla Giunta Albertini per un migliaio di posti, sia stato realizzato dalla Giunta Moratti a raso con circa 300 posti.
Che nessun altro piano parcheggi sia alle viste.
Alla luce di questi problemi dei cittadini e dei alti costi dei parcheggi, delle tribolazioni di chi non ha un posto auto, dei problemi di chi non può utilizzare il mezzo pubblico, il no parking day tanto pubblicizzato dai giornali ha molto il sapore di una presa in giro.

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