Sono passati 40 anni dalla strage del cinema a luci rosse Eros (Viale Monza 101) e per onorare questa ricorrenza oggi, davanti al luogo in cui aveva sede il cinema, è stato posto un totem in memoria delle sei vittime dell’incendio doloso, rivendicato dai membri del gruppo neonazista Ludwig. Si tratta del più grave attentato a Milano per numero di vittime, dopo Piazza Fontana. Era il 14 maggio 1983 e nella sala a luci rosse erano presenti una trentina di persone, cinque delle quali morirono, dopo giorni di agonia, a causa dell’incendio appiccato dai membri di Ludwig. La sesta vittima è Livio Ceresoli, un medico che, passando davanti al cinema, si era fermato nel tentativo di salvare le persone intrappolate all’interno, morendo avvolto dalle fiamme. Nel 1984 fu insignito della Medaglia d’Oro alla Memoria. I due responsabili della strage, Marco Furlan e Wolfgang Abel, furono individuati e bloccati mentre tentavano di far scoppiare un incendio in una discoteca del mantovano. Come spiegato dal magistrato Salvini a margine della cerimonia di posa del totem “quando parliamo di Ludwig parliamo di un gruppo che non è stato del tutto individuato ma che era l’affiliazione diretta a Milano del vecchio Ordine Nuovo su cui tanto abbiamo indagato per le stragi di Milano e Brescia”. “Dal punto di vista giudiziario” ha poi aggiunto “gli elementi nuovi che abbiamo trovato nel corso delle indagini sulle stragi non consentivano più di arrivare a singole incriminazioni. Siamo però certi, dalle testimonianze raccolte negli ultimi 10/15 anni, che il gruppo, che agiva secondo una stretta ideologia nazista con venature esoteriche, fosse un fenomeno più esteso di quanto si sia voluto far sembrare” Sul totem viene raccontata la strage e le successive indagini, ma non vengono riportati i nomi delle vittime, questo a causa dell’imbarazzo e della vergogna che hanno coperto la vicenda per anni. “Siamo riusciti a stabilire un rapporto con la moglie di una delle vittime” ha spiegato Alessandra Coppola, che ha poi letto il messaggio che la donna ha deciso di consegnarle.
“Quando mi avete contattata, ho preso tempo per riflettere. – sono alcune delle parole del messaggio -. Poi, dopo tanti anni, mi sono sentita meno sola di fronte al dramma del 14 maggio 1983, perché del fatto fin da subito non si era mai parlato”. In merito al silenzio che per anni ha circondato la strage, l’assessore Bertolè ha spiegato che “la damnatio memoriae che questo luogo ha avuto è stata una responsabilità collettiva. Oggi rimediamo, nell’ambito del palinsesto “Milano è memoria”, a una miopia che c’è stata negli anni”. Anche Mario Calabresi ha ribadito l’importanza per una città come Milano di ricordare il proprio passato, perché “questa città deve sapere che ci sono dei punti, dei momenti e dei luoghi in cui è passata e si è fermata la storia. Chi passerà da qui saprà anche quali sono le conseguenze dei discorsi d’odio. Qui c’era una predicazione d’odio: c’era razzismo, omofobia e guerra al diverso”. Lo stesso De Bortoli, nel suo intervento di questa mattina ha sottolineato come questa strage sia finita “in una sorta di ripostiglio della memoria, poi finito nel dimenticatoio”, auspicando che “questo episodio ci consenta di avere maggiore attenzione per tutto il fenomeno del terrorismo che ha insanguinato il nostro Paese”. Presenti alla cerimonia anche due giornalisti di Monaco di Baviera, che stanno lavorando su un altro episodio dimenticato, l’attentato del 1984 di Ludwig a una discoteca di Monaco, nel quale morì Corinna Tartarotti, e si impegnano a recuperare la memoria di questa ragazza.
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