SCARPE ROSSE ALLA SAPIENZA

RomaPost

Negli spazi del Museo di Storia della Medicina dell’Università La Sapienza di Roma  sono esposte le opere di artisti indipendenti e di studenti delle scuole che hanno aderito al progetto.

La ricerca degli ultimi 10 anni ha dimostrato che la violenza contro le donne è endemica sia nei paesi industrializzati che in quelli in via di sviluppo e vittime e aggressori appartengono a tutte le classi sociali. Ogni anno, per la giornata internazionale della donna, in tutta Italia si promuovono eventi per combattere la violenza e la discriminazione di genere, tema di grande dibattito pubblico. A Roma, presso il Museo di Storia della Medicina dell’Università La Sapienza, fino al 9 maggio 2023 sarà possibile visitare la mostra ‘Scarpe Rosse alla Sapienza’, giunta alla sua terza edizione.

“L’Università La Sapienza è sede di importanti esposizioni – dichiara ai nostri microfoni la Rettrice Antonella Polimeni, che ha inaugurato l’evento – abbiamo un polo museale particolarmente ricco e prestigioso e questa esposizione al museo della Storia della Medicina contamina questo meraviglioso spazio con il percorso artistico che vede il contributo di studenti delle scuole medie superiori, di insegnanti e artisti, sotto la guida di una preziosa curatela professionale. Su questo tema della violenza di genere La Sapienza è particolarmente impegnata: vedi l’apertura del centro antiviolenza di luglio scorso e le azioni che tutti i giorni vengono portate avanti con i comitati scientifici dedicati. Mi auguro che questa questo tipo di messaggio possa passare per tutta la musealità del nostro ateneo. Il nostro obiettivo è proprio quello di uscire fuori dalle mura universitarie non soltanto per offrire ai cittadini e alle cittadine di Roma le meravigliose iniziative culturali che Sapienza propone quotidianamente”.

Il  progetto  dipartimentale di terza missione ‘Medicina e arte: scarpe rosse alla Sapienza’ diretto dalla professoressa Stefania Mardente si propone di creare un forum di discussione sul tema della violenza contro le donne, fra università, scuola e società civile: -“L’obiettivo è coinvolgere  studenti delle facoltà mediche, che per potere affrontare il problema, devono conoscerlo in tutte le sue sfaccettature e studenti delle scuole medie e superiori, i quali devono acquisire la giusta coscienza che porterà alla prevenzione della violenza e, auspicabilmente, alla eradicazione culturale del problema.

L’opera di Gianfranco e Maia del Lycée Chateaubriand

Vittime e aggressori appartengono a tutte le classi sociali e culturali – sono urgenti e necessari progetti di sensibilizzazione e di educazione che siano inseriti in un ambito multidisciplinare, da quello sanitario a quello legale, sociologico, psicologico e pedagogico – un progetto di terza missione deve trasferire il sapere  alla società e soprattutto agli studenti delle scuole che saranno protagonisti  e professionisti nel prossimo futuro”.

“L’arte è uno strumento universale di comunicazione e in questo il museo di storia della medicina è una realtà che ha già, nel proprio DNA, un rapporto di contaminazione con l’arte – spiega Alessandro Aruta, curatore della mostra – lo stesso fondatore, il professore Adalberto Pazzini, istituisce il museo come mezzo per rappresentare l’evoluzione del pensiero scientifico”.

Durante il percorso museale tra le collezioni di oggetti che permettono di ricostruire l’evoluzione del sapere e delle pratiche della medicina dalla preistoria alla rivoluzione genomica, quasi in antitesi con il progresso scientifico, un altro percorso parallelo racconta l’involuzione perché la violenza sulle donne è un fenomeno di regresso. Queste opere, soprattutto quelle dei giovani artisti, ragazzi della scuola media Giosuè Borsi e del Lycée Chateaubriand, fanno da elettroshock, irrompono come immagine, manifestando l’orrore perpetrato, il più delle volte nell’ambito familiare. Rabbia, disagio e protesta sociale sono raccontati da sculture, installazioni e dipinti, seppur nella loro freschezza, sono drammatici e inquietanti,  allegoria di una società debole e ignorante che cela la sua inadeguatezza e la sua incapacità di accettare il cambiamento.

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