Roma il cinema che c’era (e forse ci sarà)

Cultura e spettacolo RomaPost

C’erano una volta la Hollywood sul Tevere, i paparazzi e le dive americane. Il mito di Cinecittà accentrava il cinema a Roma. Poi sono arrivate le film commission regionali che hanno fatto bene a tutti ma non alla Capitale. Si fa gran affidamento sul Pnrr, ovviamente. L’ex ministro della cultura Franceschini nel salutare ha assicurato che i 300 milioni per l’ampliamento di Cinecittà sono in dirittura d’arrivo; infatti, sono previsti entro fine 2023Partiti subito invece i 300 dedicati all’adeguamento energetico, ma lì i soldi vanno ad altri precisi settori merceologici; sono come dire obbligo di spesa dei nostri tempi. Cinecittà, come anche già l’Istituto Luce, è tornata pubblica, dopo il quindicennio tormentato di Abete che rischiò di chiudere tutto in un ennesimo hilton. Tra le buone notizie si registra la riapertura del Bar Centrale degli Studi ora che via Tuscolana ha prenotazioni dai set cinematografici per diversi anni.  Fioccano la nostalgia ed i libri patinati per le nostre dive ottuagenarie che guardano commosse le loro foto da ventenni. La parola d’ordine è hub, faremo un grande hub. L’ultimo è stato ItsArt, il palcoscenico della cultura italiana, €7,5 milioni di investimento, €246mila euro di entrate, 140mila abbonati, tre amministratori delegati, fuga di Chilie Cdp, che è riuscita a non metterci soldi. Giustamente il nuovo ministro Sangiuliano ha chiuso il carrozzone della netflix all’italiana. Si tratta solo dell’ultimo episodio dei mille accordi frustranti con Apple, Google, Sky e Microsoft alla ricerca della digitalizzazione del nostro infinito e inestimabile patrimonio dei 101 archivi di Stato, dell’Archivio centrale, delle biblioteche, delle sovrintendenze. Tutte istituzioni fatte per conservare dove la digitalizzazione presuppone l’offerta di merci o servizi su merci inalienabili.

Il livello regionale è forse più deprimente. La Fondazione Film Commission Roma Lazio (Regione, Comune di Roma, Provincie di Roma, di Frosinone, di Rieti, di Viterbo, in sostituzione delle precedenti due strutture per Capitale e Regione) si presenta con riferimenti agli altri, rassegne a Berlino, Trieste, Puglia, Veneto, apprezzamenti di registi stranieri per le location, con solita botta sui soliti temi (buoni salvatori di ebrei dai nazisti in tutt’Europa), spottoni al Festa del cinema di Roma, che di per sé è già un doppione, e candidature divertenti a capitali di cultura 2025 di Roccasecca e Bagnoregio. Diciamo che sembra un fuori tema, tipo Pignasecca e Pignasecca, per non essere severi. Quello che conta in realtà sono solo i bandi ed i permessi, il resto è newsletter. Irmici, candidato di Forza Italia alle regionali, fu promotore di una legge per il cinema nel 2011; questa divenne, appesantita da lacci e lacciuoli (tra cui protocolli green e 50% femminile nei cda, cast e troupe), la lg.reg. 2\12, che deve finanziare a fondo perduto l’audiovisivo. L’ha fatto, infatti il Lazio è la prima regione d’Italia per i fondi all’audiovisivo, che però non si convertono in film nazionali; Lazio Innova, tra 2016 e il 2022, in 7 bandi, ha stanziato €60,6 milioni (ca. 8 mil. l’anno), a 220 cineproduttori di 33 Paesi che si sono presi 322 premi e 411 nomination con il lavoro delle nostre maestranze scelte dagli altri e pagate da noi. Certo, è stato valorizzato il turismo dei borghi laziali, ma intanto il numero di film italiani è sceso ad una trentina l’anno, neanche la metà degli anni belli. Non a caso nella giunta del facente funzioni Leodori, il cinema è affidato alla reatina Pugliese, già Arci, Zetema e turismo dei borghi.

Il già ex governatore (qualche mese prima ancora del voto) Zingaretti che si fece fregare 5 milioni sulle mascherine fake, non poteva mancare di farsi truffare anche sul cinema, €700mila euro, in parte già recuperati, erogati con autocertificazioni irregolari alle cinesocietà Ruggiero (ottenuti €123mila), Cineflex (€215mila), Red moon film (€144mila), Flying dolphin (€23mila) e Star media global (€127mila) per i film Il segreto di Mandy ed altri dieci. Poi la Star media global, come anche le cine produzioni di Slinkset, Arancia cinema, Pegasus Flak, coop Tam Tam, Mediterranea, si è vista negare successivi finanziamenti. In realtà si annaspa; la Capitale, nel numero ridotto di sale presenti, è piena di eventi di cortometraggi perché è dura per le produzioni indipendenti. A Roma il cinema lo fa soprattutto la Rai con il suo circolo di pochi e ben retribuiti produttori sull’onda di argomenti sempre politicamente corretti. E’ uno scandalo ad esempio che un prodotto sostanzialmente Rai, cioè della macchina culturale protetta più finanziata, come Don Matteo, succhi anche i fondi rivolti all’espansione del mercato.

Incontrando la stampa, Forza Italia ha affrontato il tema di Roma, e della Regione Lazio come motore dell’industria italiana del cinema e dell’audiovisivo. Le onorevoli Dalla Chiesa e Marrocco hanno parlato di Roma come un set vivente e di un cinema per famiglie; il primo deve affrontare l’insormontabile, almeno nel breve periodo, problema del degrado urbano (tranne che non si voglia seguire il trend dei film sul e nel degrado) il secondo, ormai semplicemente non esiste quasi più. Irmici, tornando alla sua legge, ha citato le ricette che poi valgono per qualunque tema, sburocratizzazione innanzitutto, centralizzazione e razionalizzazione delle competenze in un unico organismo e abbassamento dei costi pretesi dai costosi permessi delle zone Ztl e della Sovrintendenza alle Belle Arti. La produzione giovanile e indipendente ovviamente non si sostiene con il tax credit, fatto per operatori esperti e ben inseriti; più che soldi a loro servono sostegni seri nella produzione e soprattutto nella ancora più difficile distribuzione ai Festival ed alle sale. La politica zingarettiana dell’annuncio in questi anni ha fatto scintillare cifre plateali, 70 milioni, 50 milioni, 30 milioni. Come si formano queste cifre? Si prende per esempio il fondo strutturale Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR), vero mare magnum di settori toccati, di ca. €10 milioni dipendente strettamente dai progetti accettati e se ne taglia un ipotetico morso di €5 milioni in 7 anni; se ne aggiungono altri 5 che mancavano al dovuto per il 2021; infine si citano i 9 milioni destinati a cinema e audiovisivo, che, se pagati, sono gli unici veri; a meno che non si scoprano all’indomani le documentazioni incomplete. Lampo Calenda dell’International Forum, ha ricordato le attese delle professionalità artigianali e delle produzioni indipendenti per lo sviluppo dei progetti che poggiano sulla solidità e veridicità dei €15 milioni attesi per il prossimo futuro

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