La colpa è sempre del Covid. Almeno secondo l’interpretazione dell’amministrazione comunale milanese, il fatto che il traffico automobilistico nella metropoli lombarda sia – dati dell’Amat (l’Agenzia mobilità ambiente territorio) di ottobre alla mano – in crescita, invece che nella flessione auspicata dalla giunta Sala, è una delle conseguenze apparentemente irreversibili della pandemia (peraltro persistente). Ma la fotografia tracciata dall’agenzia comunale è, nel suo complesso, impietosa: a diminuire è soltanto la circolazione nell’Area C soggetta a pagamento, ovvero il “fortino” del centro storico, mentre nel resto della città la congestione è aumentata, portandosi a livelli anche superiori a quelli dell’era precedente il Covid. E mentre periferie e semiperiferie sono prese d’assalto da chi, a Milano, nonostante tutte le restrizioni imposte deve venire, a crollare sono l’utilizzo della metropolitana, diminuito di un quinto, dei taxi e del car sharing (la cui fruizione si è dimezzata, dopo gli entusiasmi iniziali). E la famigerata Area B, vietata alla circolazione delle auto diesel fino a Euro 5 e di quelle a benzina Euro 2 dall’1 ottobre scorso? Nel rapporto Amat, il dato sugli ingressi risulta “non disponibile”. Forse perché, dopo una modestissima flessione iniziale, il numero dei veicoli che varcano le soglie controllate dalle telecamere è tornato ad aumentare? La riprova viene dalle istanze avanzate dalle frange più oltranziste dell’ambientalismo, che chiedono un inasprimento della politica di accesso e l’eliminazione delle (poche) deroghe finora concesse.
Buchi di bilancio. A fronte di questa situazione di difficoltà dei cittadini, il Comune pensa di… aumentare le tariffe. I conti dell’amministrazione, del resto, presentano una grave situazione di deficit, quindi da qualche parte le risorse vanno recuperate. L’utilizzo del trasporto pubblico è in calo? Invece d’incentivarlo si aumentano le tariffe, portando il costo del biglietto il 9 gennaio da 2 a 2,20 euro. Gli accessi all’Area C sono in flessione, con riflessi negativi sugli incassi (il sistema a malapena ripagherebbe i suoi costi di esercizio)? Ecco che s’ipotizza il rincaro del ticket da 5 euro a 7,5 o, addirittura, a 10, per compensare la diminuzione degli incassi (dimostrando, ancora una volta, che si tratta più di uno strumento per fare cassa, e non di gestione della mobilità). Gli introiti per la sosta nelle strisce blu si assottigliano? Si pensa a far pagare il pass di sosta ai residenti per la seconda auto. Perché, è risaputo, il bisogno delle famiglie, per soddisfare le proprie esigenze quotidiane, di più di un mezzo di trasporto privato, è un lusso che bisogna punire.
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