Agli insulti del politicamente corretto, Oriana Fallaci rispose..

Attualità

Il politicamente corretto è il pensiero uniformato della sinistra, con risposte e valutazioni acritiche secondo un’ideologia che divide il mondo “O stai con noi o sei razzista, fascista praticamente troglodita. E naturalmente la loro pervicaci che dura da sempre, supportata da una superiorità morale supposta, li spinge ad insulti, minacce, odi tranchant. Nella storia recente è stato insultato Berlusconi, Salvini e, ultima in ordine di tempo, la Meloni.

Insulti che ignorano la realtà dei fatti, che perpetua un modus sempre purtroppo esistito.

Vorrei rispondere con le parole di Oriana Fallaci, a suo tempo vittima di insulti

“Cosa ne pensa degli insulti che le hanno rivolto Dario Fo e Franca Rame? Cosa Prova?

A parte il disprezzo, intende dire? Una specie di pena. Perché v’era un che di penoso in quei due vecchi che per piacere ai giovani radunati in piazza si sgolavano e si sbracciavano sul palcoscenico montato dinanzi a Santa Croce, quindi dinanzi al porticato che un tempo immetteva al Sacrario dei Caduti Fascisti. In loro non vedevo dignità, ecco. A un certo punto l’amico che con me li guardava alla tv ha sussurrato: Ma lo sai che lui militava nella Repubblica di Salò?. Non lo sapevo, no. Come essere umano non mi ha mai interessato. Come giullare, non m’è mai piaciuto. Come autore l’ho sempre bocciato, e la sua biografia non mi ha mai incuriosito. Così sono rimasta sorpresa, io che parlo sempre di fascisti rossi e di fascisti neri. Io che non mi sorprendo mai di nulla e non batto ciglio se vengo a sapere che prima d’essere un fascista rosso uno è stato un fascista nero, prima d’essere un fascista nero uno è stato un fascista rosso. E mentre lo fissavo sorpresa ho rivisto mio padre che nel 1944 venne torturato proprio da quelli della Repubblica di Salò. M’è calata una nebbia sugli occhi e mi sono chiesta come avrebbe reagito mio padre a vedere sua figlia oltraggiata e calunniata in pubblico da uno che era appartenuto alla Repubblica di Salò. Da un camerata di quelli che lo avevano fracassato di botte, bruciacchiato con le scariche elettriche e le sigarette, reso quasi completamente sdentato. Irriconoscibile. Talmente irriconoscibile che, quando ci fu permesso di vederlo e andammo a visitarlo nel carcere di via Ghibellina, credetti che si trattasse d’uno sconosciuto. Confusa rimasi lì a pensare – chi è quest’uomo, chi è quest’uomo – e lui mormorò tutto avvilito: Oriana, non mi saluti nemmeno?. L’ho rivisto inquelle condizioni, sì e mi son detta: Povero babbo. Meno male che non li ascolti, non soffri. Meno male che sei morto.”

(Oriana Fallaci)

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