Le ore, al lume di candela per necessità e non per romanticismo e una lunga, lunghissima agonia di rimpianti, di memorie, di rabbia. Le immagini evaporano in un buio minaccioso, la comunicazione con le cose, i fatti, sono lunghe domande “perché a me?”, il tempo è l’attesa del sonno. Non c’è un Cardinale a Milano che provveda a riaccendere la luce, non c’è la volontà di rubare l’elettricità con cinismo, non ci sono, semplicemente i soldi per pagare la bolletta. Il caso riguarda un 66enne italiano in una casa popolare Aler di via Amadeus al 33, zona Lambrate, ma è uno dei tanti, in un quartiere con un assessore preposto, ed è un’ironia forse involontaria, alla felicità.
La cronaca de Il Giornale, racconta “. A rimanere intrappolati tra le fiamme dell’incendio divampato a causa della candela un italiano di 66 anni e una 45enne di origine brasiliana, la sua compagna transessuale. L’uomo è stato portato d’urgenza alla clinica Città Studi, già gravissimo a causa dell’intossicazione provocata dal fumo, lei è stata invece ricoverata in codice giallo al Niguarda per le ustioni. Le due persone che abitavano nell’appartamento erano state costrette a utilizzare le candele per mancanza di energia elettrica anche se a quanto risulta fino a ora la coppia sarebbe in regola e conosciuta dall’Aler, l’azienda regionale che si occupa di edilizia popolare. Cinque in tutto i feriti, una trentina gli evacuati.”
Ma non consideriamolo un episodio come tanti perché è la dolente accusa per un’ingiustizia sociale sottaciuta, per l’indifferenza di chi ci governa, per il cinismo di chi potrebbe, ma non fa.