Nell’acquario vetrato che è il Podium di Fondazione Prada, a Milano, va in scena il mondo noir, surreale ed eccentrico di John Bock: la mostra ‘The next quasi-complex’ apre il pubblico in largo Isarco, fino al 24 settembre. L’esposizione – concepita dall’artista tedesco appositamente per gli spazi della Fondazione – è un tutt’uno con le schiume di alluminio delle pareti e le vetrate del Podium.
Bock se l’è immaginata partendo proprio da quella struttura che riflette in pieno le sue performance ‘site-specific’ e le sue tecniche: “Mi piace molto l’architettura di Rem Koolhaas, mi piace la combinazione di materiali, come si vede anche nelle mie installazioni: ho abbinato oggetti ‘cheap’, come ad esempio i calzini, per creare spazi nuovi dentro a questo spazio – ha spiegato l’artista a margine della presentazione della mostra alla stampa – Mi piace che sia uno spazio aperto, dal quale ho ricreato una piccola città con mura, porte, scale, monumenti e abitazioni”.
E in questo nuovo spazio – fatto di assemblaggi illogici di oggetti del quotidiano – il visitatore attraversa letteralmente il mondo di Bock: calzini, maglioni, televisori, carcasse di motociclette “che guidano verso l’inferno” – come spiegato dall’artista – materiali di scarto, mobili e coperte. Molti dei pezzi esposti provengono dai set di film realizzati dall’artista che in una sorta di vortice creativo li trasforma e dà loro una seconda vita. La sua creazione preferita? “Seguitemi, è questa”, ha detto ai giornalisti infilando una presa scart senza fili in un televisore ormai da rottamare. E’ un gesto, in realtà, perché la gestualità diventa arte se ha un messaggio: “Rappresenta la connessione, ma una connessione che non esiste perché quando la attacchi non succede niente, è tutto rotto e rovinato. Come nel mondo e nella vita: finché funzioni e lavori è ok, ma poi muori e nessuno sa più che sei esistito”, ha concluso Bock.
Quindici le opere esposte in totale, le due installazioni principali appartengono alla Collezione Prada: ‘Lütte mit Rucola’ – la stanza degli orrori riallestita dal set dell’omonimo film del 2006 in cui Bock è il protagonista omicida che tortura la sua vittima – è certamente il cuore della mostra in cui i visitatori diventano veri ‘testimoni’ di scene splatter e horror guardando la stanza da un balcone che si affaccia sulla scena del crimine; mentre ‘When I’m looking into the Goat Cheese Baister’ è una grande scenografia mobile, un assemblaggio di oggetti e videoinstallazioni che prenderanno vita nelle mani di Bock durante il momento clou della mostra, l’8 settembre: una performance live in cui l’artista si esibirà insieme agli attori Lars Eidinger e Sonja Viegener. Con questa sorta di astronave anche Bock si muoverà tra le sue creazioni “come una mosca intorno a una carcassa”.(Ansa)
Milano Post è edito dalla Società Editoriale Nuova Milano Post S.r.l.s , con sede in via Giambellino, 60-20147 Milano.
C.F/P.IVA 9296810964 R.E.A. MI – 2081845