Milano 22 Aprile – Rancoroso, con il birignao dei figli di illustre casato, sicuro di possedere la verità sempre e comunque, un’apparente semplicità nei trattare argomenti e persone, Pisapia non incanta più nessuno. Quando la fiducia era aspettativa e speranza, ha goduto di un credito e di un consenso davvero speciali, ora che la fiducia si basa sul merito è al minimo. E mi sto riferendo alla statistica Ipr pubblicata sul Sole 24 ore che relega il Sindaco di Milano al 67esimo posto di gradimento tra i sindaci italiani. Un bel tonfo, se si pensa che appena eletto figurava al decimo posto. Ma non era necessaria un’indagine statistica per misurare il non gradimento, basta parlare con la gente al bar per capire che non c’è una categoria di persone che apprezzi l’esercizio della sua politica. L’elenco delle cose che irritano il milanese comune è noto ed è inutile ripercorrere tutte le scelte sbagliate della sua Giunta. E se ancora ci sono dei dubbi sulla sua rinuncia a ricandidarsi, la percezione di essere isolato e sgradito deve aver avuto un peso, ma deve essere stata determinante la litigiosità dell’alleanza che lo sostiene, chiaro segno di un’intolleranza scoperta e palese, ormai insanabile. In parole semplici: un’antipatia del PD nei suoi confronti che non si può più nascondere, che viene da lontano, da quelle Primarie perse a sorpresa. Un’antipatia corrisposta che Pisapia ha voluto con sottile perfidia e rancore descrivere nel suo libro edito da Rizzoli. Del PD parla malissimo in tono a tratti anche offensivo. Dice che non ha mai indovinato un candidato, troppo teso ad individuare persone che non fossero fortemente connotate a sinistra, quasi una paura a dire cose troppo di sinistra, per mantenere un equilibrio con il centro, nell’ottica di recuperare voti e consenso. E confessa “ A farmi ritirare dalle primarie, ci hanno provato in tutti i modi. Il segretario provinciale del Pd mi annunciava la sua visita in studio. Poi non si presentava e arrivava il capogruppo del partito a Palazzo Marino. «Giuliano, noi pensiamo che tu dovresti ritirarti dalla corsa delle primarie..Tu sei troppo connotato a sinistra” Poi ancora descrive minuziosamente il desiderio spasmodico del PD di trovare un ruolo molto importante per Stefano Boeri, la sete di poltrone, la volontà di condizionarlo nella scelta degli assessori.
In sintesi: qualora avesse voluto ricandidarsi, chi l’avrebbe sostenuto? Il PD? I milanesi?

Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano