Da mercoledì 5 a domenica 9 novembre torna Il Festival della Peste, l’appuntamento annuale della Fondazione Il Lazzaretto che anche per questa VIII edizione coinvolge artisti, esperte, curatori, ricercatrici e pubblico in un format originale e dinamico, sempre aperto al cambiamento.
Programma >> https://www.ilfestivaldellapeste.com/2025/
Il Festival della Peste rappresenta il momento di apertura pubblica del Lazzaretto, restituendo la sintesi di un anno di lavoro partecipato, attraverso performance, mostre, conversazioni, laboratori, pratiche psico-fisiche, che dalla sede della Fondazione si diffondono nel quartiere con la volontà di contagiare l’intera città di Milano.
Il programma di questa edizione è frutto di un percorso partecipativo condotto dal team creativo del Lazzaretto insieme alle persone invitate a partecipare al Club dei Pestiferi: uno spazio e allo stesso tempo un gruppo di persone impegnate, dinamiche e appassionate che durante un anno di lavoro promuovono una crescita individuale e collettiva, attraverso processi di partecipazione e contaminazione e partecipano attivamente al cambiamento.
Al centro del festival laboratori, performance e installazioni, stratificando esperienze e interrogativi nello spazio con: Andrea Q, Camilla Barbarito, Alessia Bernardini / La Nut, Mario Blaconà, Nicoletta Cinotti, Circe, Gaia De Megni, Michelangelo Frammartino, Fritto Misto, Valentina Furian, Agnese Galiotto, Maura Gangitano | Tlon, Sara Leghissa, Rebecca Moccia, Abe Pazos Solatie, Francesca Proia, Francesca Rossi, Studio Fludd e ultimabaret | Titta C. Raccagni e Barbara Stimoli che indagheranno il binomio Potere/Piacere attraverso la loro pratica.
Dopo aver trattato nelle scorse edizioni temi come Mostruoso/Ordinario (2024), Ragione/Sentimento (2022/2023), Ordine/Disordine (2021), quest’anno si vuole attraversare la tematica legata a Potere/Piacere. L’obiettivo del Festival è da sempre quello di camminare sui confini, forzare il limite con ironia per provare a combinare logica e immaginazione, impegno e svago, approccio scientifico e coraggio creativo, e per promuovere una riflessione sui processi di trasformazione individuale e collettiva.
Come si declina il potere? E il piacere? Quando queste due forze diventano sinergiche?
“Nel corso di quest’anno di ricerca – afferma la Direttrice Linda Ronzoni – abbiamo indagato il concetto di potere come capacità di orientare e come facoltà di trasformare paradigmi comportamentali, sociali, relazionali ed emozionali. Forse non è un caso che proprio quest’anno, la scelta del tema da sviluppare in vista del Festival della Peste 2025 sia caduta sul binomio Potere/Piacere. Come Fondazione, abbiamo scelto di condividerlo e distribuirlo coinvolgendo un gruppo di persone dalle esperienze multidisciplinari, il Club dei Pestiferi Onorari, e scegliendo insieme il tema dell’anno. Il Piacere diventa quindi un invito a moltiplicare i processi di ascolto che, per mezzo della voce e di una sensibile relazione col corpo si apre a riflessioni su come potremmo resistere e capovolgere assetti di potere più autoritari e gerarchici.”
È in questo orizzonte che si collocano i mantra di Francesca Proia, la declamazione di Gaia de Megni, la parola di Maura Gancitano e il canto di Camilla Barbarito. Vibrazioni che diventano atto curativo, tentativo di dare al piacere la capacità di disporre, di configurare paesaggi, di orientare le sensazioni e il vivere insieme in una forma altra: anarchica, ampia, condivisa. Lavorare sulla voce significa ripensare al nostro corpo non come a un oggetto ma come uno strumento di piacere.
Uscire dal controllo e dalla frammentazione, tanto cari ai dispositivi di potere, per riabituarsi a sentire, a sentirsi in connessione, come nell’installazione di Abe Pazos Solatie in cui il pubblico potrà esplorare le qualità espressive della voce umana e le sue caratteristiche sonore uniche. Da qui si è sviluppato anche il lavoro sulla sensazione organica di Studio Fludd, sui corpi di Andrea Q., sull’autodifesa con Sara Leghissa, sullo stare insieme con Fritto Misto e sulla disposizione reciproca con CIRCE. Ma questo piacere che acquisisce potere porta con sé anche una dimensione di separazione, di distinzione, di filtraggio.
Ecco allora il lavoro sul posizionamento e sui privilegi di Rebecca Moccia; lo sguardo sugli animali con Valentina Furian, Michelangelo Frammartino e Mario Blaconà; la relazione con il flusso migratorio degli uccelli con Agnese Galiotto e Francesca Rossi; e ancora il rapporto con l’inanimato, con la roccia, esplorato da ultimabaret, il duo artistico Titta C. Raccagni e Barbara Stimoli insieme a Alessia Bernardini | La Nut. Infine, il riversarsi nelle nostre ansie, nei confini, in ciò che teniamo separato per paura di perdere il piacere, con Nicoletta Cinotti.
Così, tra potere e piacere, tra voci e corpi, tra confini e vibrazioni, si disegna un paesaggio in cui l’ordine non è più imposizione, ma risonanza. Un luogo in cui la forza si fa cura, il piacere diventa gesto politico, e l’incontro con l’altro si apre come possibilità infinita. Qui il potere smette di dominare e si lascia attraversare, il piacere diventa strumento di trasformazione collettiva, e il corpo si fa spazio della possibilità.
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