Milano si conferma la città dei record, ma non tutti sono un vanto. Tra le sfide della metropoli spicca la crescente difficoltà, o forse sarebbe più corretto dire, l’interminabile attesa, per convolare a nozze in Comune. I numeri parlano chiaro: si celebrano circa 4mila matrimoni civili all’anno, a fronte di appena 400 religiosi. Una tendenza che vede una Milano sempre più cosmopolita, con oltre il 40% dei “sì” pronunciati da coppie non italiane. Ma per chiunque desideri regolarizzare la propria unione a Palazzo Marino, armarsi di pazienza è il primo, imprescindibile, requisito.
I dati forniti dall’Ufficio Matrimoni di via Larga 12 evidenziano una macchina burocratica rigida e sovraccarica. La lista d’attesa per ottenere la fatidica data delle nozze è di almeno sei mesi, con i mesi di maggio e settembre che richiedono un anticipo ben superiore, circa 60 giorni in più. Il registro delle unioni è compilato con una severità che non ammette eccezioni, come conferma l’ex parlamentare ed ex assessore della Regione Lombardia, Melania Rizzoli, che ha vissuto in prima persona le asperità del sistema.
“Nella città dei single, il matrimonio è un gesto di coraggio ormai per pochi, ed infatti sono sempre meno i milanesi che decidono di pronunciare il ‘sì’ in Chiesa o in Comune, perché a sposarsi sono soprattutto i milanesi di adozione o coppie con almeno uno dei coniugi di origine straniera,” afferma Rizzoli, sottolineando come la realtà multietnica della città stia spostando l’ago della bilancia.
La sua esperienza personale, legata alla richiesta di unione civile del figlio Arrigo Rizzoli, è emblematica delle lungaggini milanesi. Arrigo aveva presentato domanda il 13 maggio 2025, sperando di ottenere una data prima del 6 settembre, giorno della festa già organizzata in Toscana. Nonostante il cognome e la conoscenza del tessuto sociale milanese, l’esito è stato un fermo “no”: l’Ufficiale di Stato civile ha proposto una data successiva al 15 novembre.
La stessa Melania Rizzoli ha tentato di intercedere, chiedendo un incontro con l’assessore comunale competente, la dottoressa Gaia Romani. L’obiettivo era capire se fosse possibile anticipare la cerimonia, pur brevissima, di 15 minuti. La risposta istituzionale è stata, tuttavia, decisa e irremovibile. Le è stato comunicato che non c’era alcuna possibilità di agevolare la richiesta, in quanto si sarebbe trattato di un “favoritismo”, una cosa illegale e irricevibile, soprattutto vista la “rilevanza del cognome Rizzoli,” in questo caso scomodo, che avrebbe potuto sollevare uno “scandalo”.
Il caso Rizzoli non è isolato, ma esemplifica la realtà: dalla richiesta di matrimonio alle nozze possono trascorrere anche 8 o 9 mesi. Un tempo utile, come ironicamente sottolineato, “per consolidare la propria unione, per riflettere su un passo così importante, per cominciare a convivere o lasciarsi definitivamente.”
Di fronte a un simile muro, non è un caso se coppie, pur residenti e contribuenti a Milano, optino per soluzioni fuori porta. Il figlio di Melania Rizzoli ha potuto infatti contrarre il matrimonio civile dopo solo una settimana dal rifiuto milanese nel Comune di Poggibonsi, in provincia di Siena, città natale della fidanzata.
Milano, dunque, richiede tempo e meticolosità burocratica. L’amore trionfa, ma per la celebrazione è necessario mettere in conto una lunga, lunghissima, attesa.
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