Aggressioni

Con tutto il rispetto… casca il mondo!

Società

Due terribili episodi di aggressioni, di bullismo violento contro i disabili e la  disperata, molto retorica battaglia per l’“empatia” di Tempi (rovinata in un istante da Roberto Saviano)

Ragazzi che aggrediscono disabili, è accaduto a Sanremo ed Eboli a distanza di pochi giorni. Nel primo caso il branco ha scatenato la furia fuori da un locale, in un video si vede un ragazzo accucciato che le prende, incapace di opporre resistenza. Nel secondo caso, un 50enne attraversava la strada sulla sua carrozzina elettrica ed è stato abbordato da una voce che lo derideva chiedendogli «un passaggio», poi le botte gratuite.

Le dinamiche sono sostanzialmente e amaramente simili: complice il buio, un gruppo di giovanissimi assale una persona con disabilità e picchia duro. Nel caso di Eboli la vittima è stata anche ferita con un coltello. Tanti contro uno, forti contro debole, violenza senza motivo, aggressioni continue, età molto giovane degli aggressori, occasionale soccorso di qualche passante. Scene da Arancia meccanica, si commenta. Scene di realtà, invece, e di una realtà che ci espone all’evidenza di una pessima voragine tra il dire e l’essere.

All’inizio di settembre la giornalista Cesara Buonamici si è scusata durante l’edizione serale del telegiornale per aver usato la parola “handicappata”, riferendosi a una bambina con disabilità.

Lo scorso marzo la Treccani si è fatta portavoce della proposta di togliere dall’articolo 38 della Costituzione la parola “minorato”. A livello di battaglie sulle parole inclusive siamo bravissimi, accalorati e reattivi. Questa premura, spesso ridotta a retorica intellettuale, mette a nudo una fragilità che ci trova ancora più disarmati di fronte alle aggressioni e alla violenza incarnata. L’innesco di una voce non è mai l’edizione aggiornata di un vocabolario, le parole si forgiano dall’esperienza di una coscienza all’opera. Si attaccano come carne alle ossa di un corpo vivo.

Roberto Saviano

 

Bullismo è proprio una di quelle parole che stiamo scarnificando, riducendola a contenitore in cui stipare il fremito di un attivismo spaventato, disorientato. La scuola è ricominciata e c’è da aspettarsi che lievitino dialoghi, laboratori, conferenze sul tema. E, nel copione perfetto di un’educazione da decaloghi e istruzioni per l’uso, di lezioni piene di fervore emotivo e retorico, farà capolino l’altra parola che si butta come prezzemolo-antidoto al bullismo. Empatia. Non sarebbe strano se, in merito a queste due parole, uno degli ospiti più richiesti negli istituti scolastici continuerà a essere Roberto Saviano.

Sarebbe bello, allora, che in questi contesti di confronto si potesse mettere a tema la dichiarazione che l’autore di Gomorra ha fatto all’indomani della tragedia nello Utah:

«Non ho alcuna empatia con Charlie Kirk. Non riesco ad accodarmi al coro morale, con tutto il rispetto, di chi dice che qualsiasi vita umana va rispettata».

Con tutto il rispetto. Ci mancherebbe, le formule di rito devono essere mantenute anche quando si squaderna davanti agli occhi l’orrore di un dispotismo violento travestito da integrità morale. Ripetiamo a voce alta il terribile cortocircuito finale: con tutto il rispetto, non tutte le vite umane vanno rispettate.

ANNALISA TEGGI   (Tempi)

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